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Gino Donè Paro, l’italiano che salvò la vita di Che Guevara

Gino Donè Paro e Fidel Castro durante la rivoluzione cubana

Gino Donè Paro (il terzo da sinistra nella foto) era già un partigiano ventenne decorato quando emigrò a Cuba e prese parte alla rivoluzione salvando la vita a Che Guevara. Gino aderì alla Resistenza veneta a soli diciannove anni, guadagnandosi un encomio solenne. Poi, lasciata l’Italia liberata, raggiunse L’Avana nel 1951.

Gino Donè Paro e la rivoluzione di Cuba

Nella capitale cubana conobbe Ernest Hemingway e iniziò a sentir parlare dei ribelli. L’anno seguente si stabilì a Trinidad dove sposò Norma Turino Guerra, sostenitrice del partito di Fidel Castro. Quando Castro seppe che a Trinidad c’era un ex-partigiano italiano lo coinvolse nel suo Movimento 26 Luglio. In quanto ex-combattente, Gino addestrò i ribelli cubani e, grazie al suo passaporto italiano, fece da collegamento con le loro basi in Messico.

Il 25 novembre del 1956 salì sul battello Granma con gli altri 81 ribelli che avrebbero iniziato la rivoluzione cubana. Dopo lo sbarco, il 2 dicembre Paro soccorse Ernesto Che Guevara che era preda di un forte attacco di asma, salvandogli la vita. Dopo il massacro dei granmisti, Paro raggiunse la vicina città di Santa Clara dove programmò un attentato nella sede del comandante generale batistiano della città. Ma, quando vide la residenza gremita di persone e di bambini, annullò l’attacco dicendo al compagno Aleida March de la Torre: «La rivoluzione si fa contro l’esercito, non contro il popolo».

Costretto a lasciare Cuba, non riuscì a tornarvi che dopo molti anni. Gino rivendicò questa scelta.

«Io che ero straniero ero il più indicato per starmene lontano da Cuba per fare ciò che nella Sierra Maestra non avrei potuto realizzare. C’era bisogno di addestramenti, collegamenti, informazioni, notizie, soldi, armi, e di molte altre cose ancora. Così, chi con armi e chi senza armi ha fatto quello che doveva fare. E anch’io».

Gino Donè Paro, Liberazione 5 maggio 2006

Nel 2003 tornò nel suo Veneto e ritrovò gli anziani amici della Resistenza. Morì nel 2008 e al suo funerale parteciparono centinaia di compagni provenienti da tutta Italia, funzionari dell’ambasciata cubana che avevano portato quattro grandi corone di rose rosse da parte Fidel e Raul Castro, dell’ambasciata cubana e dei granmisti sopravvissuti.

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