fbpx

Scipione VS Catone

“La vita degli altri è nostra maestra.”

— Catone il Censore.

Nel 190 a.C., dopo la vittoria su Annibale, Roma stava vivendo un periodo di grandi trasformazioni: il sud era devastato e il nord traballava per l’indipendentismo celtico, mentre l’Oriente e l’Africa iniziavano a farsi sentire nella Repubblica.

La politica era guidata da Scipione l’Africano, il generale che aveva vinto Cartagine e la Spagna, e dalla sua fazione, chiamati spregiativamente ‘greculi’ perché ben disposti verso gli stranieri. Il loro avversario era il capo della fronda aristocratica dei Fabii, Catone, un reazionario e potente oratore che, da umili origini, era divenuto il più conservatore ed elitario politico romano.

Scipione aveva capito, prima di tutti i suoi contemporanei, che per il Mediterraneo era iniziata una nuova epoca di ‘globalizzazione’ e che era necessario dialogare con l’Oriente, incanalare le energie africane e sfruttare meglio le ricchezze europee.

La nuova politica scipionica di responsabilità suscitò una fortissima reazione da parte di Catone, che vagheggiava di un’Italia rurale, chiusa in se stessa, lontana dai problemi del mondo mediterraneo e scettica verso i panorami europei.

Eletto Censore, il sarcastico oratore distrusse pezzo dopo pezzo la leadership scipionica, finché, nel 184 a.C., colpì lo stesso Africano, cancellandone l’influenza e spingendolo a ritirarsi da Roma e dalla politica. Cinquanta anni dopo questo trionfo reazionario, però, la visione di Scipione si era avverata, quella di Catone, forse, non era neppure mai esistita.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: