Pochi conoscono la storia di Accursio Miraglia. Eppure la sua lotta alla Mafia ha lasciato un’eredità ancora viva 70 anni dopo la sua morte.
La battaglia contro la Mafia di Accorsio Miraglia
Nato a Sciacca, in Sicilia, Accursio aveva un’intelligenza superiore alla media. Da giovane divenne direttore di banca a Milano, ma le sue vedute politiche progressiste lo fecero cacciare.
Tornato in Sicilia si impegnò per aiutare i contadini a ottenere la terra. Fondò la cooperativa La Madre Terra, che questo novembre ha compiuto 76 anni e, oggi, ha mille soci e una superficie di duemila ettari con più di 200.000 ulivi.
Fu ucciso dalla Mafia la sera del 4 gennaio 1947. La sua morte e gli insabbiamenti istituzionali spinsero un suo amico fraterno, sottosegretario alla Giustizia, a riaprire le indagini. Nacque così il primo esempio di pool antimafia in Sicilia. Una squadra che, nonostante il fallimento, ispirò le altre a venire.
«La forza dell’uomo civile è la legge, la forza del bruto e del mafioso è la violenza fisica e morale. Noi, malgrado quello che si sente dire di alcuni magistrati, abbiamo ancora fiducia nella sola legge degli uomini civili, che alla fine trionfa nello spirito dell’uomo che è capace di sentirne il “Bene”. Temiamo, invece la violenza perché offende la nostra maniera di vedere e concepire le cose.
Accursio Miraglia, ultimo comizio
«Lungi dalla perfezione e dall’infallibilità, siamo però in buona fede, e non cerchiamo altro che la possibilità di ripresa della nostra gente e in altre parole di dare il nostro piccolo contributo all’emancipazione e alla dignità dell’uomo. È solo questo il filo conduttore che ci ispira e ci porta nel rischio.
Non è colpa nostra se qualcuno non lo arriva a capire: non arrivi a capire, cioè, che ci sia, ogni tanto, qualcuno disposto anche a morire per gli altri, per la verità, per la giustizia. Attento però a questo qualcuno che da sprovveduto e morto non diventi un simbolo molto ma molto più grande e pericoloso».
