Le donne afghane sfidano i talebani e scendono in piazza armate di fucili d’assalto e sventolando bandiere del loro Paese. Una delle più grandi manifestazioni si è tenuta nella provincia centrale di Ghor, dove centinaia di donne si sono presentate nel fine settimana, agitando pistole e cantando slogan anti-talebani.
Le donne afghane e i talebani
Nelle aree conquistate dai miliziani, dopo il ritiro delle truppe occidentali, sono già state introdotte limitazioni all’istruzione femminile, alla libertà di movimento e di abbigliamento. Le donne sono scese in piazza proprio per proteggere i loro diritti, faticosamente conquistati dopo la fine del regime dei talebani, avvenuto nel 2001.
È raro, ma non senza precedenti, che le donne afghane imbraccino fucili e pistole. Già nell’ottobre del 2016, circa una cinquantina di afghane presero le armi contro i talebani, vendendo bestiame per comprare l’equipaggiamento necessario. Il distretto, all’epoca, era quello di Darz-Aab, nella provincia di Jowzjan. Una provincia multietnica nel Nord dell’Afghanistan che confina con il Turkmenistan.
Ma Darz-Aab è stata anche una delle aree principali in cui i mujaheddin insorsero contro l’invasione sovietica negli anni Ottanta: qui le donne sono in grado di combattere, possono guidare e sono coraggiose. Kaftar, Salima, Qatar Gul: sono solo alcuni dei nomi di coloro che si sono opposte al regime dei talebani.
In un Paese lacerato da faide interne, da dinamiche etniche e tribali, dall’intensificarsi degli scontri tra governo nazionale e talebani, molte ragazze si chiedono se potranno ancora studiare o se le aspetta lo stesso destino delle loro madri. Come le donne curde, che hanno combattuto l’Isis, anche le donne afghane sanno di avere dalla loro un grande potere: gli estremisti hanno più paura di morire per mano delle forze femminili che di essere uccisi dagli uomini. E come le donne curde, anche le donne afghane hanno niente da perdere e tutto da vincere nel sanguinoso processo chiamato ‘democratizzazione’.