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Quando ci siamo risvegliati alla scuola Diaz di Genova

La scuola Diaz

Quella mattina ci siamo svegliati tutti alla scuola Diaz. Non importava che fossimo in un’altra città, in un’altra regione, in un altro paese. Quella mattina abbiamo aperto gli occhi assonnati sentendo il freddo pavimento dei corridoi di quella scuola, ci siamo alzati sui gomiti osservando i termosifoni sporchi di sangue di Bolzaneto, sentito i cori delle ombre in divisa che inneggiavano al nostro dolore.

Quella mattina ci svegliammo tra le macerie di una democrazia stuprata. Avevamo sperato di poter cambiare il mondo, ma trovammo la speranza rannicchiata in un angolo scuro del nostro cuore per evitare le manganellate. Man mano che le testimonianze dei ragazzi e delle ragazze della Diaz emergevano, il nostro confortevole mondo andava in frantumi.

Le testimonianze dalla scuola Diaz

«Qualcuno suggerì di sdraiarsi, per dimostrare che non facevamo nessuna resistenza, così mi sdraiai» ricorda Michael Gieser di quella notte. «I poliziotti arrivarono e cominciarono a picchiarci, uno dopo l’altro. Io mi riparavo la testa con le mani e pensavo: ‘Devo resistere’. Sentivo gridare ‘basta, per favore’ e lo ripetevo anch’io. Mi faceva pensare a quando si sgozzano i maiali. Ci stavano trattando come animali, come porci»

«Intorno a me era tutto coperto di sangue» continua. «Un poliziotto gridò ‘Basta!’ e per un attimo sperammo che tutto sarebbe finito. Ma gli agenti non si fermarono, continuarono a picchiare di gusto. Alla fine ubbidirono all’ordine, ma erano come dei bambini a cui si toglie un giocattolo contro la loro volontà».

Poi le torture a Bolzaneto. «Alle donne gridavano: “Vi stupreremo come in Bosnia”. Bel culo! Ti piacerebbe che ci infilassi dentro il manganello?». «Ci facevano dire “Viva il Duce” e “Un, Due, Tre Viva Pinochet”». Gran parte delle centinaia di agenti coinvolti nelle vicende della scuola Diaz e di Bolzaneto se la cavò senza sanzioni disciplinari e senza incriminazioni.

L’avvocato Massimo Pastore ha spiegato: «Non si è trattato solo di qualche fascista esaltato. È un comportamento di massa della polizia. Nessuno ha detto no. Questa è la cultura del fascismo».

52 giorni dopo il G8, ci furono gli attentati alle Torri Gemelle. Ma per noi la democrazia era già stata colpita a morte quella mattina, quando l’Italia si svegliò alla Diaz. E da quella scuola non siamo più usciti. Né noi, né gli agenti e neppure coloro che difendevano le forze dell’ordine.

Immagini: Diaz – Don’t Clean Up This Blood di Daniele Vicari con Claudio Santamaria.

Il film Diaz – Don’t Clean Up This Blood di Daniele Vicari con Claudio Santamaria

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