Il G8 di Genova è stato uno spartiacque per la nostra storia. Analizzare un evento così importante, così vicino e così carico di implicazioni emotive, sociali e politiche è un compito arduo. Lo tenta Giovanni Mari nel suo libro Genova, vent’anni dopo. Il G8 del 2001, storia di un fallimento edito da People.
Il G8 di Genova, storia di un fallimento
Mari ha seguito da vicino il dramma del G8 2001. Giornalista genovese, fu inviato, in quei giorni, nelle strade della sua città per Il Secolo XIX. Nel suo libro affronta, vent’anni dopo, quel che resta di Genova e della sconfitta che ha rappresentato per tutti gli attori in campo. Un fallimento mondiale che ha coinvolto tutti, dai grandi della terra alle forze dell’ordine, dai mass media ai dimostranti.
Gli otto fallimenti del G8

Il fallimento degli Otto Grandi, non solo nell’affrontare i problemi di un mondo dove il 40% della popolazione viveva con 2 dollari al giorno, ma anche nel rispondere alle domande del movimento che si era riunito a Genova.

Il fallimento dei governi italiani, prima quello D’Alema e poi quello Berlusconi, nel concepire, programmare e organizzare un evento troppo complesso e sensibile per le loro capacità e per i loro traguardi spiccioli.

Il fallimento dei servizi di intelligence, italiani e internazionali, incapaci di comprendere i segnali degli anni precedenti, dopo le disastrose esplosioni di piazza a Seattle, Göteborg e Napoli.

Il fallimento delle forze dell’ordine è stato quello più evidente e completo, consumato sia alla luce del sole, nell’incapacità di gestire la protesta di piazza, che nella notte oscura della scuola Diaz e di Bolzaneto.

Il fallimento di tutta la politica italiana: la destra, sguinzagliata contro le “zecche” rivoltose; la “vera” sinistra ansiosa di intestarsi la piazza ma incapace di tradurla; la sinistra moderata, inerme di fronte agli eventi.

Il fallimento della magistratura italiana, rapida nell’accusare ma lenta ad agire, incapace di risalire la catena di comando dei colpevoli e permettendo alla prescrizione di risolvere nel nulla il suo giudizio.

Il fallimento dei mass media che, nonostante molte onorevoli eccezioni, sono diventati il semplice megafono di politici arrabbiati, monoliticamente critici verso i manifestanti, senza tentare alcun reale contraddittorio.

Il fallimento del movimento che, caduto nella trappola dello stato securitario e dei provocatori, incapace di riformularsi dopo lo shock, ha abbandonato il campo allo sterile anti-mondialismo dell’estrema destra.
Un fallimento durato vent’anni
Quando ripensiamo a Genova, la sensazione è quella di una sconfitta, amara e pesante. Il libro di Mari, i cui punti salienti abbiamo riassunto, è un tentativo onesto di rielaborare un lutto sociale che ancora grava su tutti noi. Per non fallire di nuovo, in futuro.
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