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L’attentato a Palmiro Togliatti e la guerra civile sfiorata

L'attentato a Palmiro Togliatti

Sono le 11.45 del 14 luglio 1948 e Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano, sta uscendo da Montecitorio dove ha sede la Camera dei Deputati. Si sentono tre colpi di pistola, il politico comunista cade a terra e l’Italia precipita verso la guerra civile.

L’attentato a Palmiro Togliatti

Erano passati tre mesi dalle prime elezioni politiche e la Democrazia Cristiana aveva sconfitto comunisti e socialisti. La campagna elettorale era stata violenta e aveva alimentato divisioni e paure. L’atmosfera dopo la vittoria della DC era tesissima.

Per comprendere il livello dello scontro politico, basti ricordare che quello stesso giorno il deputato socialdemocratico Carlo Andreoni, in un editoriale, aveva definito Togliatti un “traditore” e invitato gli italiani a «inchiodarlo al muro», «e non solo metaforicamente». 

L’attentatore, Antonio Pallante, era uno studente di giurisprudenza fuoricorso di 24 anni. Aveva militato per il Blocco Democratico Liberal Qualunquista, un piccolo partito nato da una scissione del movimento antipolitico Fronte dell’Uomo Qualunque, da cui deriva il termine “qualunquismo”. Pallante era animato da un «nazionalismo portato all’estremo», secondo le sue stesse parole. Pallante si avvicinò al segretario del PCI mentre usciva da Montecitorio con Nilde Iotti e gli sparò tre colpi, di cui uno alla nuca.

La morte di Togliatti era data per certa. Appena la notizia iniziò a girare partirono le manifestazioni spontanee e una folla si radunò fuori dall’ospedale. La CGIL indisse uno sciopero generale, cosa che fece arrabbiare i membri cattolici del sindacato che sfruttarono l’occasione per scindersi e formare la CISL il 22 luglio del 1948.

Le manifestazioni si moltiplicarono in tutta Italia, sembrava l’inizio di una rivoluzione ma un evento inaspettato fermò l’imminente guerra civile. Appena ripresosi dall’operazione, Togliatti parlò al popolo e chiese di fermare ogni manifestazione e “mantenere la calma”. La CGIL terminò lo sciopero, gli scontri di piazza si placarono e l’Italia non sprofondò nel caos e nella violenza.

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