fbpx

Le dichiarazioni pubbliche contro Falcone e Borsellino

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’Italia ha una passione per i santi, non per gli eroi. Se Falcone e Borsellino sono celebrati, giustamente, oggi, per la loro battaglia contro la mafia, è solo perché sono morti. Finché vissero furono oggetto dell’odio, dell’invidia, di un “infame linciaggio” come lo avrebbe definito la Cassazione nel 2004. Soprattutto Falcone, osteggiato dai suoi colleghi prima ancora che dai politici e dai giornalisti al loro seguito.

La solitudine dei due giudici

Oggi sembra un’Italia lontanissima quella in cui Falcone veniva accusato, da Leoluca Orlando e dai suoi uomini, di aver inscenato il fallito attentato dell’Addaura «per farsi pubblicità». O di essere “un guitto televisivo”, di essersi venduto al Governo, di nascondere le carte per proteggere gli amici politici, di essere “un nemico politico” dei magistrati (Mario Almerighi). Rileggendo le lettere del “Corvo” e le accuse ai due giudici capiamo meglio l’imbarazzo di Maria Falcone e Fiammetta Borsellino oggi verso certe commemorazioni.

«Giovanni era stato osteggiato dalla magistratura» ha spiegato proprio la sorella di Falcone. «Forse perché Giovanni era anni luce più avanti rispetto ad altri magistrati. Si era reso conto del metodo e del modo con cui si doveva combattere la mafia. Eppure in 30 anni nessuno ha chiesto scusa per l’isolamento né a livello di magistratura né a livello di politica. Invece Giovanni ci teneva tantissimo al prestigio della magistratura. Quindi non avrebbe voluto che se ne parlasse male anche se lui ne era stato la vittima».

La stessa Ilda Boccassini disse, rivolta ai suoi colleghi magistrati: «Voi avete fatto morire Giovanni Falcone, voi con la vostra indifferenza, le vostre critiche».

Un destino simile a quello di Borsellino, anche lui esautorato dall’inchiesta di Mafia e Appalti e infine condotto al patibolo in Via D’Amelio. Consapevole, ormai, della condanna a morte: «So che è arrivato il tritolo per me», disse il 13 luglio, il 17 salutò a uno a uno i colleghi abbracciandoli, il 19 veniva ucciso da un’autobomba.

Sette mesi prima, intervistato su RaiTre, Giovanni Falcone aveva profetizzato il destino di entrambi: «Per essere credibili in questo Paese bisogna essere ammazzati».

Le dichiarazioni pubbliche contro Falcone e Borsellino

«Giovanni Falcone fino a oggi vi ha preso per i fondelli facendovi credere di essere u paladino dell’antimafia laddove si è rivelato uno squallido opportunista»

Il corvo di Palermo

«Falcone ha una serie di documenti sui delitti eccellenti ma li tiene chiusi nei cassetti. Il sospetto è l’anticamera della verità»

Leoluca Orlando

«La mafia la combattono i giudici non il singolo giudice istruttore. Se fosse stato scelto Falcone non avrei esitato un attimo a dimettermi»

Marcantonio Motisi

«Dovremo guardarci da due Cosa Nostra, quella che ha la Cupola a Palermo e quella (la superprocura di Falcone) che sta per insediarsi a Roma»

Il Giornale di Napoli

«Falcone è stato preso da una febbre di presenzialismo. Scorrendo il suo libro-intervista, s’avverte l’eruzione d’una vanità, d’una spinta a descriversi, a celebrarsi, come se ne colgono nelle interviste del ministro De Michelis o dei guitti televisivi»

Sandro Viola su Repubblica

«Falcone superprocuratore? Non può farlo. Fra i magistrati è diffusa l’opinione secondo cui Falcone è troppo legato al ministro per poter svolgere con la dovuta indipendenza un ruolo come quello di procuratore nazionale antimafia»

Alessandro Pizzorusso su L’Unità

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: