Fedor Dostoevskij fu, con Lev Tolstoj, uno dei due grandi autori della Russia moderna. Figlio di una famiglia nobile moscovita, perse la madre a sedici anni e due anni dopo il padre che, datosi all’alcolismo, fu assassinato dai suoi malversati contadini. Quell’omicidio segnò due svolte importanti nella vita di Dostoevskij. La prima fu l’attacco di epilessia che ne seguì, malattia che accompagnò l’autore per tutta la vita. Il secondo fu la decisione di Dostoevskij di dedicarsi a tempo pieno alla letteratura e di usarla per descrivere la sofferenza proprio di quei contadini che pure avevano ucciso suo padre.
Lo scrittore Fedor Dostoevskij
Nacque allora la sua prima opera: Povera gente e il suo impegno con un gruppo di intellettuali che combattevano contro il sistema russo e l’asservimento dei contadini. Il 23 aprile del 1849 Dostoevskij e i suoi compagni furono arrestati in una retata voluta dallo Zar Nicola I e condannati alla fucilazione in piazza. Il 16 novembre, dopo mesi di prigionia, la sentenza fu commutata in lavori forzati in Siberia ma lo shock aveva aggravato l’epilessia di Dostoevskij. Ne rimase traccia nella sua opera L’Idiota.
Il figlio di Nicola I, Alessandro II nutriva, al contrario del padre, una grande ammirazione per l’autore e lo volle a corte perché insegnasse ai suoi figli. Fu così che la fortuna dell’autore di Delitto e castigo, I fratelli Karamazov e Il Giocatore girò improvvisamente col capriccio di un tiranno. Questo non evitò allo scrittore tanti problemi proprio con l’ala radicale degli intellettuali russi. Rimase celebre la reazione di Vladimir Nabokov che, su Delitto e castigo, disse semplicemente: «Chi se ne frega?».
Immagine: Fëdor Michajlovič Dostoevskij di Vasilij Perov del 1872
«Chiunque cerchi sinceramente la verità, è sempre spaventosamente forte»
fedor michajlovic dostoevskij