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Roma fu fondata da reietti e migranti come Romolo

Romolo nella serie Romulus su Sky

Roma fu fondata il 21 aprile del 753 a.C. da reietti e migranti. Il primo dei Sette Re, Romolo, era un figlio illegittimo in fuga, il secondo un profugo nemico, il terzo era figlio di una schiava (o soldato di ventura straniero e sconfitto a seconda delle tradizioni).

L’asylum di Romolo

Romolo stesso creò a Roma un ricovero per profughi e fuggitivi. Tito Livio lo descrisse nel suo Ab Urbe Condita: «Offrì come asilo il luogo che ora, a chi vi sale [verso il Campidoglio], appare circondato da una siepe tra due boschi. Ivi si rifugiò dai popoli vicini, avida di novità, una folla di gente d’ogni sorta, senza distinzione alcuna tra liberi e servi, e quello fu il primo nerbo dell’incipiente grandezza».

Sei secoli più tardi re Filippo V di Macedonia ricordava ai Greci come la pratica di liberare e dare la cittadinanza persino agli schiavi e ai loro figli avesse fatto la grandezza di Roma. Una liberalità che anche l’Imperatore Claudio citò, in un famoso discorso riportato negli Annales di Tacito. Riconobbe nell’integrazione degli stranieri la grande forza di Roma e lottò, con successo, perché il Senato ammettesse i Galli tra le sue fila, come disse nel famoso discorso del 48 d.C.

«A quale altra ragione fu da attribuirsi la rovina degli Spartani e degli Ateniesi, se non al fatto che essi, per quanto prevalessero con le armi, consideravano i vinti come stranieri? Romolo, nostro fondatore, fu così saggio da considerare molti popoli prima stranieri e subito dopo concittadini. Al contrario di Spartani e Ateniesi, gli stranieri presso di noi ottennero il regno. O padri coscritti, tutte le cose che si credono antichissime furono nuove un tempo. Anche questa nostra deliberazione, di ammettere i Galli tra i senatori, invecchierà, e quello che oggi noi giustifichiamo con antichi esempi, sarà un giorno citato fra gli esempi».

Imperatore Claudio

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