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La verità sulla morte di Federico Aldrovandi

Federico Aldrovandi

Il 25 settembre 2005 Federico Aldrovandi viene schiacciato a terra dalla polizia che lo ha fermato, poi arriva l’ambulanza ma non c’è più niente da fare. «… l’abbiamo bastonato di brutto. Adesso è svenuto, non so… È mezzo morto», si sente in una delle registrazioni emerse nel 2007. Da quel giorno la madre Patrizia Moretti non ha mai ceduto ai tentativi di insabbiamento sulla morte del figlio.

Il ruolo di internet nel caso di Federico Aldrovandi

«I giornali riportavano ciò che veniva detto o comunicato loro dalle fonti ufficiali. Ma è chiaro che questa propaganda era finalizzata a isolare la famiglia della vittima, a colpevolizzarla, e isolare e colpevolizzare la stessa vittima che doveva essere considerata responsabile della propria morte», ha raccontato l’avvocato Fabio Anselmo. Patrizia, però, estromessa dia media tradizionali, decide di usare internet come mezzo di denuncia e sensibilizzazione. 

L’apertura del blog rappresenta il giro di boa per il caso Aldrovandi. Da quel momento l’avvocato e la famiglia accusano apertamente le autorità di non collaborare nella ricerca della verità sulla morte di Federico. Addirittura, di inquinare e tentare di affossare il caso. «Dovevamo dire una cosa chiara: Federico è stato ucciso punto e basta, la droga non c’entra, c’entra solo la violenza. Non avevamo il coraggio di prenderne atto, di dirlo e di urlarlo. Poi l’abbiamo avuto».

Patrizia, col suo blog e il suo coraggio, ricorda altri famigliari delle vittime di malapolizia: il figlio di Aldo Bianzino, Rudra, e Ilaria Cucchi. Quando, in occasione della morte di Floyd la Rai la contattò, Patrizia descrisse la sua vita dalla morte del figlio.

«Non si può superare una cosa così, si cerca di andare avanti. Gli ultimi momenti di Federico sono nei miei incubi, tutto questo non potrà mai abbandonarmi, questo vale anche per tutte le persone che vogliono bene a Federico e che capiscono la sua storia».

Patrizia Moretti

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