È la mattina del 17 settembre 2011 quando un disordinato esercito di giovani manifestanti si accampa nel cuore finanziario di New York a Zuccotti Park. Inizia così Occupy Wall Street, un movimento durato circa due mesi, che esplose improvvisamente e cambiò per sempre l’America. Quei ragazzi erano cresciuti sotto Bush, influenzati dall’onda lunga dei movimenti no global di inizio millennio. Delusi dalla risposta di Obama alla crisi economica del 2008, presero per loro uno spazio proprio nel centro della finanza americana.
Occupy Wall Street allo Zuccotti Park
Il campo si organizzò con una biblioteca, un ambulatorio medico, uno sportello legale, il supporto psicologico, la mensa del popolo, un guardaroba uomo/donna con tutte le taglie, dei dispensatori di sigarette già rollate.
«La sensazione che si aveva entrando a Zuccotti Park era che i propri bisogni all’interno di quel perimetro venissero soddisfatti: si poteva trovare di tutto, gratuitamente, grazie alle risorse di Ows».
Marina Catucci, inviata de Il Manifesto
Occupy Wall Street, infatti, diventa un fenomeno mondiale con supporter importanti, conquistati dello slogan, probabilmente ideato dal recentemente scomparso David Graeber: «Noi siamo il 99%».
OWS ebbe il merito di riportare in primo piano temi come la sostenibilità, la giustizia sociale, le diseguaglianze economiche. Il successo di personaggi come Bernie Sanders, già all’epoca, e di Alexandria Ocasio-Cortez oggi è un’eredità di Occupy Wall Street. Grazie ad Ows in America si iniziò a parlare apertamente di anticapitalismo e, addirittura, di socialismo.
«Il movimento ha avuto impatti visibili sul nostro panorama politico e culturale, innescando un’era di resistenza che ha ridefinito i diritti economici, la politica progressista e l’attivismo per una generazione. Ma, quasi con la stessa rapidità con cui si era fatto notare, il movimento è sembrato svanire, lasciando dietro di sé ben poco tranne lo slogan del 99 e dell’1 per cento. Nel decennio successivo, il divario di ricchezza si è solo ampliato. Le regole non sono cambiate: il nostro sistema rimane iniquo».
Michael Levitin