La statua di Medusa di Luciano Garbati, eretta davanti al tribunale di New York dove Harvey Weinstein è stato condannato per violenza sessuale, è il simbolo più potente che la rivoluzione culturale di questi anni abbia, finora, prodotto. Dopo tante statue abbattute e opere cancellate è infine nato qualcosa di nuovo.
Da sempre i miti si trasformano, di epoca in epoca, di popolo in popolo. L’Odisseo (o Ulisse) astuto dell’Iliade non è il coraggioso navigatore dell’Odissea né l’arrogante dannato di Dante. La vendicativa Medea di Euripide non è la commovente donna che appare in Ovidio. La stessa Medusa cambia da mito a mito: invidiosa rivale di Atena o vittima delle attenzioni di Poseidone.
Cosa significa la Medusa di Luciano Garbati
Da queste metamorfosi i miti traggono nuova linfa vitale. In quanto simboli travestiti di identità (mentre i personaggi storici immortalati in statue sono identità travestite da simbolo), valicano il tempo. Quella di Garbati è un’incarnazione, legittima e ‘vera’ quanto tutte le altre.
Ma non più delle altre. In passato Medusa parlava del potere distruttivo della bellezza e del conflitto tra umanità e animalità. Oggi, non ieri, può essere anche simbolo della caduta del patriarcato. Quello è il nostro significato, riassunto nelle parole dell’artista:
«Stavo pensando a Perseo, quest’uomo con tutti i suoi congegni, che va là e vince. Questa differenza tra la vittoria maschile e femminile è centrale nel mio lavoro. Perseo mostra sempre la testa. Guardate la mia Medusa, lei è determinata, ha dovuto fare quello che ha fatto per difendersi. È un momento tragico». Il dramma che domina sulla vittoria.
«Dal sangue della Medusa nasce un cavallo alato, Pegaso; la pesantezza della pietra può essere rovesciata nel suo contrario; con un colpo di zoccolo sul Monte Elicona, Pegaso fa scaturire la fonte da cui bevono le Muse. In alcune versioni del mito, sarà Perseo a cavalcare il meraviglioso Pegaso caro alle Muse, nato dal sangue maledetto di Medusa»
Italo calvino