Il 1 dicembre del 1970 il Parlamento italiano approvava la legge sul divorzio, nota come Fortuna-Baslini. I due firmatari erano il socialista Loris Fortuna e il liberale Antonio Baslini. La legge aveva diviso l’opinione pubblica italiana per anni e continuò a far discutere per gran parte degli anni Settanta.
Dalla legge al referendum sul divorzio
Il conflitto fu portato avanti dalla parte cattolica degli italiani, rappresentata dalla Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani. Quattro anni dopo furono depositate 1 milione e 300mila firme in Cassazione per indire un referendum abrogativo che avrebbe abolito la nuova legge. Fu il primo della storia repubblicana e portò alle urne 33 milioni di cittadini, quasi il 90% degli aventi diritto. Il No vinse con il 59,30%.
L’Avvenire cercò di capovolgere la situazione ricordando che il 40% degli italiani aveva votato contro la legge sul divorzio. Enrico Berlinguer rispose su L’Unità: «È una grande vittoria della libertà, della ragione e del diritto, una vittoria dell’Italia che è cambiata e che vuole e può andare avanti».
I tempi erano, ormai, maturi per una riforma simile che sin dall’Unità d’Italia, una parte della politica aveva cercato di far approvare. Iniziarono Salvatore Morelli nel 1878 e il Governo Zanardelli nel 1902, poi l’avvento del fascismo e i Patti Lateranensi resero impossibile anche solo parlare di divorzio in Italia.
Fu nel 1965 che PSI, radicali, movimenti delle donne e UDI, l’Unione donne italiane e il PCI (a lungo titubante sulla questione) appoggiarono una legge sul divorzio. Si scontrarono con le tre forze conservatrici e reazionarie del paese: DC, MSI e monarchici.
Ci vollero 33 sedute perché la legge passasse. Nilde Iotti, in un famoso discorso alla Camera, disse: «Vedete, onorevoli colleghi: per quanto siano forti i sentimenti che uniscono un uomo e una donna – in ogni tempo, ma soprattutto direi, nel mondo di oggi – essi possono anche mutare»
Una opinione su "Cinquant’anni fa l’Italia approvava la legge sul divorzio"