Oggi, a cento anni dalla sua nascita, molti giustamente esaltano e lodano l’intellettuale eretico, lo scrittore tenace e ribelle che fu Leonardo Sciascia. Ma quante ne avevano dette, su di lui in vita, almeno fino alla sua morte nel 1989.
Leonardo Sciascia, l’intelletuale ribelle
Nato a Racalmuto tra le trazzere e le miniere (dove suo padre e suo nonno lavoravano), Sciascia conosceva la Sicilia e, soprattutto, sapeva raccontarla. Il giorno della civetta e Una storia semplice sono capolavori assoluti non solo per la letteratura, ma anche per la storia d’Italia e per l’antropologia di una regione dalla cultura millenaria.
Un luogo antico che rende antichi anche gli uomini che la abitano, ma che tutto rinnova con la forza della sua natura potente e spesso indomabile: mari, venti, asperità della terra. Sciascia era un uomo capace di raccontare quei luoghi. Eppure quanta rabbia attirò su di sé per le sue prese di posizione controverse (come quella sull’antimafia). Fece eco soprattutto la sua critica all’uomo di sinistra dell’epoca, un gruppo sociale a cui lui stesso, in un certo modo, apparteneva, ma che vedeva nella sua ipocrisia tutta italiana.
In Nero su Nero del 1979, scrisse: «Intorno al 1963 si è verificato in Italia un evento insospettabile e forse ancora, se non da pochi, sospettato. Nasceva e cominciava ad ascendere il cretino di sinistra. Si credeva che i cretini nascessero soltanto a destra, e perciò l’evento non ha trovato registrazione».
«Intorno al 1963 si è verificato in Italia un evento insospettabile e forse ancora, se non da pochi, sospettato. Nasceva e cominciava ad ascendere il cretino di sinistra. Si credeva che i cretini nascessero soltanto a destra, e perciò l’evento non ha trovato registrazione».
Leonardo Sciascia in Nero su Nero
Un testo al vetriolo che fece storcere il naso a tanti all’epoca e che oggi molti sedicenti intellettuali riciclano per sdoganare il loro revisionismo.
Ma l’occhio di Sciascia era ben più acuto: la sua critica alla sinistra italiana nasceva da uno sguardo onesto su se stesso e sul suo ruolo di intellettuale. Sciascia attaccava il doppiopesismo della sinistra verso i crimini del comunismo esattamente come aveva smascherato l’ipocrisia e l’omertà italiane sulla Mafia. Era l’onestà la sua unica padrona.
«Solo le cose della fantasia sono belle, ed è fantasia anche il ricordo»
leonardo sciascia
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