Irena Sendler era un’infermiera polacca che salvò migliaia di bambini durante l’Olocausto e ricevette, per questo, la nomina di Giusto fra le nazioni. Nel 2007 fu dichiarata eroe nazionale dal Parlamento polacco ma, ormai 97enne, non riuscì a ricevere di persona l’onoreficenza. Scrisse quindi una lettera divenuta famosa. Abbiamo immaginato quel momento.
L’Olocausto di Irena Sendler
«Mio padre diceva che se vedi qualcuno affogare devi tuffarti e salvarlo» mormorò Irena, sorridendo mentre vagava con gli occhi ormai stanchi nei suoi ricordi più remoti. Sembrava parlare tra sé nella quiete della stanza dimessa, riscaldata da vestiti modesti, mentre dalla porta giungevano le voci dell’ospizio.
«Non so cosa dovrei dire» i suoi occhi si fecero d’un tratto svegli e attenti fissandosi sulla giovane infermiera che trascriveva le sue parole.
«Vogliono sapere come ne ha salvati tanti, signora Sendler»
Irena raccolse le mani nel grembo sospirando malinconica. Il vento dell’inverno polacco sembrò risponderle. «Ero un’infermiera come te, durante l’occupazione dei nazisti, grazie a questo entravo e uscivo dal Ghetto di Varsavia. Ero nella resistenza cattolica» per un minuto tacque, i volti di un tempo le sovvennero in tutta la loro giovanile bellezza, compagni d’arme sorridenti col fucile in spalla nei freddi boschi polacchi. Quanti non c’erano più? Quanti non erano invecchiati come lei? Una lacrima le scese sulla guancia, ma la nascose.
«Salvare i primi bambini fu difficile, le famiglie ebree non si fidavano. Li portavo fuori dal ghetto dentro sacchi di iuta e tenevo nota di tutti i loro nomi, per poterli ritrovare. Alla fine erano circa 2.500» sospirò «Eppure tutto quello che riesco a pensare oggi è che avrei potuto salvarne di più»
«Ora il parlamento vuole darmi una medaglia, ma per cosa? Io sono solo l’unica che è sopravvissuta. Tanti, che non ci sono più, la meriterebbero»
«Non faccia così. Dica semplicemente cosa prova per quei bambini»
Irena osservò a lungo l’infermiera:
«Scrivi questo allora: Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria»
Tacque di nuovo, guardò fuori dalla finestra l’inverno polacco. Tra vento e neve, i fantasmi dei suoi compagni perduti sorridevano mentre l’aspettavano.
Irena Sendler li raggiunse nel 2008.