Era marzo ad Alessandria d’Egitto, nel 415 d.C. La professoressa Ipazia, capo della Scuola Platonica, intellettuale e scienziata, passeggiava tra le vie colorate della grande metropoli orientale. Il caldo umido trasportato dal Nilo era mitigato dalla brezza marina e Ipazia osservava il cielo, quel cielo i cui segreti per una vita aveva contemplato, come matematica e astronoma tra le più grandi di tutti i tempi.
Socrate Scolastico, anni dopo, la descrisse come la più grande mente dell’epoca.
«Era giunta a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonica riportata in vita da Plotino e a spiegare a chi lo desiderava tutte le scienze filosofiche. Per questo motivo accorrevano da lei da ogni parte tutti coloro che desideravano pensare in modo filosofico. A causa della sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale»
Socrate Scolastico
La morte di Ipazia
Era marzo ad Alessandria d’Egitto, città greca nel cuore orientale del Mediterraneo, dove i pagani e i cristiani lottavano tra loro. Dove, al tramonto dell’Antichità, il declino della scienza lasciava sorgere l’alba della nuova fede. Ipazia aveva a lungo combattuto perché il sapere insegnatole dal padre non fosse oscurato dagli zeloti, che con fervore opponevano alla poesia della sua conoscenza la forza fideistica delle loro visioni.
Ipazia passeggiava osservando il cielo di quell’incombente primavera, quando una folla di cristiani la assalì. Nelle vie colorate fu denudata, picchiata, trascinata alla grande chiesa e torturata con cocci appuntiti, poi, ancora viva, accecata e infine arsa sul rogo. Era marzo, iniziava la quaresima ad Alessandria d’Egitto, e nel caldo umido del Nilo mitigato dalla brezza marina si spense la luce del mondo antico.
«Quando ti vedo mi prostro, davanti a te e alle tue parole,
vedendo la casa astrale della Vergine,
infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto
Ipazia sacra, bellezza delle parole,
astro incontaminato della sapiente cultura»
Pallada