L’eroe transgender Amelio Robles Ávila nacque donna nel 1889 ma visse come un uomo. Figlio di un agricoltore del Xochipala, Messico, rimase orfano da piccolo e fu cresciuto insieme ai numerosi fratelli dalla madre e dal suo nuovo marito, entrambi ferventi cattolici. Poté studiare, ma solo fino alla quarta elementare e poi iniziò a lavorare. Interessato, fin da piccolo, ad armi e cavalli, divenne un ottimo tiratore e, a 22 anni, decise di scrollarsi di dosso quell’identità femminile che non gli apparteneva e si arruolò nell’esercito rivoluzionario del Messico. Era il 1911.
La battaglia di un rivoluzionario transgender
Ma la storia di Amelio non fu quella di una donna che si fingeva uomo per impugnare le armi. Ventiquattrenne, dopo due anni di guerra combattuti come donna, Amelio accettò la sua vera identità. Nel fuoco della lotta rivoluzionaria per il Messico, vestì abiti maschili e chiese ai suoi commilitoni e ai suoi superiori di indicarlo come uomo. E tutti accettarono.
Combatté da eroe per il Messico, divenne Colonnello e ricevette numerose medaglie tra le quali la Legione d’Onore. Anche Maria de la Luz Barrera e Ángel(a) Jiménez avevano vestito abiti maschili per unirsi alla rivoluzione, ma la scelta di Amelio fu per la vita. Finita la rivoluzione incontrò Ángela Torres in Apipilulco e la sposò negli anni Trenta. La coppia adottò anche una figlia Regula Robles Torres. Ma con gli anni Amelio si estraniò dalla sua famiglia.
La famiglia, la società e persino il Governo accettarono l’identità maschile di Amelio. Pochi gli scontri, come ad Iguala, dove alcuni uomini lo attaccarono per rivelarne il sesso, ma Amelio ne uccise due e mise in fuga gli altri. In generale, Robles visse la sua vita da uomo senza problemi fino alla morte, avvenuta nel 1984 a 95 anni.