Ho Feng-Shan era solo trentenne quando, a Vienna, salvò migliaia di ebrei dallo sterminio nazista. Nato nello Hunan, Ho era rimasto orfano da bambino, aveva studiato duramente e, con un dottorato in economia politica, era riuscito a entrare nel corpo diplomatico della Cina di Chiang Kai-shek.
Il console che salvò gli ebrei
Il suo primo incarico fu in Turchia, poi divenne il Primo Segretario della legazione cinese a Vienna nel 1937 e nel 1938, infine, Console Generale. Ho aveva 37 anni, l’Austria era appena stata annessa alla Germania di Hitler attraverso l’anschluss. Quello stesso anno, tra il 9 e il 10 novembre, la notte dei cristalli coi suoi 1.500 morti chiarì gli intenti omicidi del Reich nei confronti degli ebrei.
La loro unica speranza era fuggire all’estero, cosa difficile perché, alla Conferenza di Evian del 1938, 31 nazioni su 32 avevano rifiutato l’accoglienza ai migranti ebrei. Ho si portò, allora, sulla linea di fuoco tra Hitler, Goebbels e gli oltre 200mila ebrei austriaci. Contro gli ordini del suo diretto superiore, Chen Jie, ambasciatore cinese a Berlino, Ho iniziò a rilasciare visti per Shanghai.
È ancora oggi un mistero quante vite riuscì a salvare Ho Feng-Shan. Sappiamo che, solo nel suo primo semestre di lavoro, fece fuggire più di 2.000 persone e che continuò a ricoprire il ruolo di Console per tutto l’anno seguente. Infine il Governo cinese lo costrinse a rientrare. Ho non ricevette riconoscimenti per le sue azioni, anzi, fu sempre indicato come un ufficiale disobbediente. Nel 1973 si ritirò e il governo (ormai a Taiwan) gli rifiutò la pensione per poi accusarlo di corruzione. Ho si trasferì a San Francisco dove spirò nel 1997.
Ma la sua storia emerse dopo la morte e così, l’organizzazione Yad Vashem lo riconobbe Giusto tra le Nazioni in Israele. Nel 2015 sua figlia lo rappresentò alla cerimonia nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme.