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A Vermicino nacquero la TV del dolore e la Protezione Civile

Incidente di Vermicino

Oggi è la norma, quella televisione morbosamente attenta al dolore, con le sue dirette interminabili e le sue ricostruzioni drammatiche di disastri e delitti. Ed è la norma, anche, vedere le pettorine fluorescenti della Protezione Civile quando avvengono disastri come i terremoti de L’Aquila e di Amatrice. Ma entrambe queste cose non esistevano prima del 10 giugno 1981, quando Alfredino Rampi cadde in un pozzo artesiano a Vermicino innescando un’emergenza che travolse l’Italia.

L’incidente di Vermicino

La Rai tenne viva l’attenzione con una diretta tv che non aveva precedenti, neppure con lo sbarco sulla Luna. L’intero paese si assiepò di fronte allo schermo in attesa del salvataggio del piccolo Alfredino, un salvataggio che non arrivò mai.

I soccorsi, tanti ma disorganizzati, finirono per peggiorare la situazione. Il tam tam mediatico raccolse attorno al pozzo quasi 10mila persone, con tutte le problematiche del caso. Dopo ore e ore di tentativi, alcuni dei quali disastrosi (in uno di questi fu spezzato il polso del bambino), lo speleologo Donato Caruso, l’ultimo a calarsi nel pozzo, riportò la notizia della morte di Alfredino.

Il corpo fu recuperato solo 28 giorni dopo. «Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte» disse Giancarlo Santalmassi al TG2. «Ci domanderemo a lungo prossimamente a cosa è servito tutto questo. È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo: 60 ore di lotta invano per Alfredo Rampi»

Ma quella tragedia a qualcosa era servita. Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, giunto sul luogo e constatata la tragica disorganizzazione dei soccorsi, prese una decisione storica. Racconta Franca Rampi, madre di Alfredo:

«Dopo alcuni mesi ricevetti una sua telefonata e mi disse che per me aveva creato un Ministero, quello della protezione civile».

Franca Rampi

In questi giorni, Daniel Biondi, psichiatra del Centro Alfredo Rampi, ha dichiarato:

«Abbiamo imparato che c’era bisogno di un sistema organizzato di soccorsi, un coordinamento tra soccorritori che a Vermicino non c’era. Ma manca ancora la cultura della prevenzione».

Daniel Biondi

Ma l’Italia continua a muoversi da un’emergenza a un’altra.

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