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Grazia Deledda, la prima donna italiana a vincere il Nobel

grazia deledda

La storia di Grazia Deledda prova quanto fortuna, talento e impegno, quando si allineano, possano cambiare gli orizzonti della nostra vita. Nata il 27 settembre del 1871, a Nuoro, in Sardegna del 1871, Grazia era la quarta di sette figli. Non poté terminare le scuole elementari ma il maestro Pietro Ganga le impartì lezioni di base di italiano, francese e latino. Poi iniziò a studiare da sola, guidata dallo scrittore Enrico Costa che, dopo averla conosciuta, ne comprese l’incredibile talento. La sua famiglia le permise di essere autodidatta, cosa inusuale per una giovane donna dell’epoca.

Grazia Deledda la scrittrice

Pubblicò il suo primo ciclo di racconti a soli 17 anni, il primo romanzo a 21, Fior di Sardegna, nel 1892. Da sposata si trasferì a Roma, dove la sua prosa si raffinò in un emozionante connubio di Verismo e Decadentismo, nutrito dalle potenti radici sarde, sublimi e fiabesche, e da una visione intima e acuta dello spirito umano.

La sua vita fu tutta scrittura: l’impressionante numero di libri che pubblicò è paragonabile solo a quello degli studi a lei dedicati. Tra i grandi romanzi: Cenere (da cui fu tratto un film con Eleonora Duse), L’edera e Canne al vento.

«Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento»

Grazia Deledda, Canne al vento, 1906

Il Premio Nobel per la letteratura

Quest’opera intramontabile condusse Grazia Deledda, nel 1926, a diventare la seconda donna nella storia e la prima italiana a vincere il Premio Nobel per la Letteratura. Sul palco di Stoccolma pronunciò un discorso memorabile:

«Ho vissuto coi venti, coi boschi, colle montagne. Ho guardato per giorni, mesi ed anni il lento svolgersi delle nuvole sul cielo sardo. Ho mille e mille volte poggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce per ascoltare la voce delle foglie, ciò che dicevano gli uccelli, ciò che raccontava l’acqua corrente. Ho visto l’alba e il tramonto, il sorgere della luna nell’immensa solitudine delle montagne, ho ascoltato i canti, le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo. E così si è formata la mia arte, come una canzone, o un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo»

Grazia Deledda, Discorso per il Premio Nobel, 1927

Morì per un tumore al seno nel 1936, lasciando incompiuta la sua ultima opera Cosima, quasi Grazia.

«Le più grandi cose si dicono in silenzio. Guarda la luna»

Amori Moderni, 1906

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