Era il 15 ottobre del 1940 quando uscì nei cinema Il grande dittatore di Charlie Chaplin. La guerra infuriava in Europa e il gigante americano ancora dormiva oltre l’Atlantico, restio a intervenire, prima che l’attacco a Pearl Harbor lo risvegliasse l’anno seguente.
Il grande dittatore di Charlie Chaplin
Chaplin iniziò a scrivere il suo film più famoso e di successo (candidato a cinque Oscar), alla fine degli anni ’30, dopo la Notte dei Lunghi Coltelli, quando il mondo non conosceva ancora gli intenti antisemiti del regime nazista.
La storia parte dal dittatore Adenoid Hynkel, intenzionato a conquistare il mondo, che soffre della sindrome di Napoleone nei confronti del suo alleato italiano, Bonito Napoloni. I due sono in competizione e questo genera esilaranti gag che rendono immortale la pellicola. Parallelamente un barbiere ebreo vive sulla propria pelle la violenta e surreale discriminazione inflitta al suo popolo. Data la sua somiglianza con Hynkel, il barbiere viene confuso col dittatore innescando il classico scambio di persone tipico della commedia classica. Sarà il barbiere, travestito da dittatore, a pronunciare il celebre Discorso all’Umanità.
Alcune curiosità sul film
In Italia la pellicola non uscì fino al 1946 a causa della censura del Minculpop, che chiedeva di: «ignorare la pellicola propagandistica». Anche la riedizione del 1960 fu a lungo proibita in Italia.
Adolf Hitler ne vietò al proiezione in Germania, ma vide il film per ben due volte, tanto che Chaplin disse: «Darei qualsiasi cosa per sapere cosa ne pensasse». Nonostante il divieto un manipolo di soldati tedeschi nei Balcani riuscì a contrabbandare una copia del film dalla Grecia.
Tutte le insegne e le scritte che appaiono nel film sono in Esperanto, il linguaggio comune ideato per unire l’intera umanità. Tempo dopo l’uscita del film, quando le atrocità naziste furono scoperte, Charlie Chaplin si pentì di aver parodizzato un assassino come Hitler. Ma la sua opera contribuì a evidenziare la dolorosa ferita che il nazismo inflisse al mondo.
Il Discorso all’Umanità di Charlie Chaplin
«Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro.
«In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca a far le cose più abbiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’avidità ci ha resi duri e cattivi; pensiamo troppo e sentiamo poco.
«Più che macchinari, ci serve umanità; più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti; la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità»
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Ma la sua opera cobtribuì a evidenziare la dolorosa ferita che il nazismo inflisse al mondo.
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