Era la mattina del 2 novembre quando una donna, nella mezza oscurità della prima alba, trovò il corpo massacrato di Pier Paolo Pasolini sulla spiaggia di Ostia. Servirà l’amico Ninetto Davoli per riconoscere l’intellettuale. La polizia arresterà Pino Pelosi, un diciassettenne e “ragazzo di vita”, salito in macchina di Pasolini la sera prima.
I dubbi sulla morte di Pier Paolo Pasolini
Pasolini era stato vittima di un crimine d’odio? La sentenza derubricò tutto a una lite per eventuali prestazioni sessuali che sarebbe degenerata nella violenza fisica. Pelosi avrebbe preso un bastone di mano al regista e lo avrebbe percosso a morte. La Corte di Appello escluse la partecipazione di altre persone al pestaggio e all’omicidio.
Orianna Fallaci fu la prima a sollevare dubbi sulla sentenza, seguita poi da molti altri. Lo stesso Pelosi avrebbe confessato, poi, la presenza di cinque uomini arrivati sul posto su una Fiat targata Catania, tra i quali Franco e Giuseppe Borsellino, esponenti dell’MSI del Tiburtino.
Il libro incompiuto “Petrolio”
I mandanti? Forse proprio Eugenio Cefis, fondatore della P2 e nuovo padrone dell’ENI, salito al potere con la morte di Enrico Mattei. Pasolini stava infatti scrivendo un libro che avrebbe raccontato la storia oscura d’Italia: Petrolio, opera gigantesca rimasta incompiuta. Stava raccontando, in quelle pagine, proprio la salita al potere di Cefis (Troya nell’opera) con l’omicidio di Mattei e tutte le ombre che si andavano addensando sull’Italia. Un libro troppo scomodo per l’epoca, appena sprofondata negli Anni di Piombo e nella strategia della tensione. Un paese in cui la P2 sarebbe stata sempre più protagonista.
Le 500 pagine di appunti di Petrolio verranno stampate solo nel 1992, un incompiuto d’autore che avrebbe potuto dire molto sul nostro paese, se Pasolini fosse vissuto abbastanza per scriverlo. Pelosi commentò, anni dopo il processo:
«Se tu uccidi qualcuno in questo modo, o sei pazzo o hai una motivazione forte: siccome questi assassini sono riusciti a sfuggire alla giustizia per trent’anni, pazzi non sono certamente. E quindi avevano una ragione, una ragione importante per fare quello che hanno fatto…».
«La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza»
pier paolo pasolini
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