Il 22 novembre del 1963 Aldous Huxley giaceva nel suo letto a Los Angeles mentre il mondo taceva shockato dall’attentato al Presidente John Fitzgerald Kennedy a Dallas. Lo scrittore quasi settantenne aveva chiesto alla moglie, la torinese Laura Archera, un’ultima iniezione di LSD la sera precedente e di ascoltare dei brani del Libro tibetano dei morti.
La morte di Aldous Huxley
Morì quella mattina, in California, l’uomo che aveva descritto il totalitarismo e previsto il nostro presente dominato dagli algoritmi ne Il mondo nuovo. Lo scrittore visionario amante dell’LSD che aveva aperto il Rinascimento psichedelico con il suo Le porte della percezione (The doors of perception). Titolo tratto da un verso di William Blake e che ispirò, a sua volta, il nome della famosa rock band The Doors.
Aveva insegnato a Eton proprio a George Orwell che, come lui, avrebbe descritto mirabilmente le peggiori storture politiche di oggi con 1984. Era stato grande amico di H.D,Lawrence, con cui aveva diviso l’amore proprio per l’Italia. Era stato un pioniere, in occidente, della meditazione, del vegetarianesimo, dell’uso di mescalina e allucinogeni (da poco introdotti in psichiatria). Nato in Inghilterra, si spostò in California nel 1942, dopo aver visto due guerre mondiali. Rifiutò la cittadinanza americana che non riconosceva il pacifismo come fede religiosa.
La sua influenza fu così grande, nella letteratura e nella cultura popolare, il suo contributo al pensiero umano così alto che quando fu stilata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, Stefano Rodotà dichiarò che si erano tenuti presenti i rischi descritti ne Il mondo nuovo dell’autore inglese.
«Volendo scacciare i fantasmi evocati dall’incubo della produzione programmata degli esseri umani che s’incontra nel Mondo Nuovo, per sconfiggere col diritto il destino totalitario indicato da Huxley».
Stefano Rodotà
Dopo la sua morte il grande Igor Stravinsky scrisse in suo onore la sua ultima composizione per orchestra: le Variazioni Aldous Huxley in memoriam.