Daniel Barenboim non è una persona comune come non lo è la sua orchestra, dove suonano, spalla a spalla, israeliani e palestinesi. Pianista formidabile e direttore d’orchestra, Barenboim ha speso la sua carriera proprio ad abbattere le distanze tra i popoli come ha dimostrato quando cadde il Muro di Berlino e lui organizzò un concerto gratuito per la popolazione.
Il concerto alla caduta del Muro di Berlino
La sera del 12 novembre si tenne il concerto: «Alla fine esco e sulla porta vedo una signora. Aveva un mazzo di fiori ed era insieme a un uomo giovane. Mi dà i fiori e mi dice: “Mi sono sposata a Berlino Est e ho avuto un figlio. Ma quando il bambino aveva 6 anni mio marito fuggì all’Ovest, portandolo con sé. Poi ieri sera questo giovane ha bussato a casa mia. Sono tuo figlio, mi ha detto. Non ci credevo, sono stata travolta dalla felicità. Così abbiamo deciso di festeggiare venendo al suo concerto. Siamo stati in fila insieme a parlare per tutta la notte. Grazie”. Non dimenticherò mai quella donna».
L’orchestra che unisce israeliani e palestinesi
Lo stesso spirito di riunificazione, Daniel Barenboim lo ha messo nella West-Eastern Divan Orchestra, fondata con lo studioso palestinese Edward W. Said. Un’istituzione che trasforma giovani nemici in compagni e musicisti. «Prima di iniziare a fare musica in questa orchestra avevo paura di tutto ciò che riguardava il mondo arabo» ha confessato nel 2009 l’oboista israeliana Meirav Kadichevski.
«I rapporti di amicizia che abbiamo stretto in questi anni tengono ancora oggi, nonostante la violenza dei nostri popoli» raccontò nella stessa intervista Nabeel Abboud Ashkar, palestinese e violinista.
«Suonando fianco a fianco israeliani e palestinesi imparano a conoscere l’altro. Molti ci hanno accusati di essere troppo ingenui. Io ritengo, invece, che sia ingenuo pensare ancora che si possa risolvere questo conflitto con la violenza. Sono convinto che oggi ci sia solo una carta da giocare, quella dell’accettazione dell’altro, quella di riconoscere la necessità di vivere insieme. Con i ragazzi dell’orchestra ci abbiamo provato. E pare funzioni».
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