Nell’estate del 1862, durante la Guerra Civile Americana, migliaia di profughi, schiavi fuggiti dal sud, si presentarono davanti alle porte di Corinth (Mississippi). L’Unione, dopo la battaglia di Shiloh, aveva preso la città, uno snodo ferroviario importantissimo che si trovava a poche miglia da alcune delle più grandi piantagioni schiaviste del continente. All’arrivo dei Nordisti un intero popolo aveva rotto le catene e si era messo in marcia verso Corinth, sfidando la guerra, gli aguzzini e la fame.
La forza degli schiavi di Corinth
Il comandante Halleck si trovò allora di fronte a un dilemma: non aveva i mezzi per gestire migliaia di profughi, ma togliere al Sud tanti lavoratori avrebbe indebolito i suoi nemici. Da uomo bianco, libero e agiato dell’Ottocento, Halleck non comprendeva quanto potere avesse il desiderio di riscatto dei tanti ex-schiavi.
Gli uomini e le donne in fuga, finalmente liberi e pronti a tutto per un futuro migliore, trasformarono in poco tempo il campo in un vero e proprio paese, costruendo case e strade, coltivando mais e ortaggi, innalzando una chiesa, un ospedale e una scuola, dove finalmente impararono a leggere e a scrivere con l’aiuto di tanti volontari del Nord. In questo modo Corinth divenne una prospera base dell’Unione, determinante nel controllo delle ferrovie che dal Mississippi raggiungevano il cuore del Sud.
Alla fine della Guerra, dei tre milioni di schiavi che lavoravano nei campi di cotone, quasi un milione aveva percorso, in fuga, la stessa strada dei loro fratelli di Corinth, sconfiggendo il Sud prima che le armate di Ulysses S. Grant entrassero in Virginia.
Immagine: 12 anni schiavo di Steve McQueen con Chiwetel Ejiofor