Harriet Tubman fu una rivoluzionaria, una combattente, un’esploratrice, una spia e una suffragetta. Ma non sarebbe stata niente di tutto questo se, prima, non fosse sfuggita alla schiavitù. Quella fuga diede la libertà a Herriet ma le costò ogni cosa: il marito e la famiglia.
La fuga dalla schiavitù
Dopo un primo tentativo fallito, Harriet fuggì di nuovo verso il 1850. «C’erano due cose a cui avevo diritto: la libertà o la morte; se non potevo avere l’una, avrei avuto l’altra» disse. Attraversò il Delaware seguendo la Stella Polare e con l’aiuto della Undedrground Railroad (Ferrovia Sotterranea) raggiunse la Pennsylvania.
«Quando ho capito di aver oltrepassato quella linea (il confine), mi sono guardata le mani per vedere se ero ancora me stessa. C’era un’aria di gloria; il sole albeggiava tra gli alberi e sui campi, e mi sentivo quasi in Paradiso.»
Harriet Tubman
Nei successivi 11 anni, Harriet collaborò con l’Underground Railroad liberando più di un centinaio di schiavi con le sue 13 spedizioni (nel freddo delle notti invernali che fornivano la copertura giusta) e aiutando quelle di altri. In tutti gli anni che guidò il suo “vagone”, non fu mai catturata e non perse alcun “passeggero”.
La Guerra di Secessione e la vecchiaia
Durante la Guerra di Secessione Harriet formò una sua squadra di esploratori. Nel 1863 divenne la prima donna a guidare una spedizione armata nell’assalto sul fiume Combahee in Carolina del Sud, dove liberò 750 schiavi.
Ma, come soldato afroamericano, Harriet guadagnò meno dei bianchi e la pensione le venne riconosciuta solo anni dopo. Così finì in povertà. I suoi ammiratori e le persone che aveva salvato la soccorsero e le garantirono una vita serena. In vecchiaia divenne una suffragetta e la sua ultima battaglia fu per il voto alle donne.
Harriet si era scelta il suo nome. Quello che aveva da schiava noi non lo citeremo, perché morì il giorno in cui Harriet attraversò in fuga il fiume Choptank. Ma vogliamo ricordare quello che le diedero gli schiavi che salvò: Mosè degli Afroamericani.
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