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Perché non riapriamo l’indagine sul delitto Pasolini

Delitto Pasolini

Perché non riapriamo l’indagine sul brutale omicidio di Pier Paolo Pasolini? Questa la proposta di Dacia Maraini, amica intima di Pasolini, fatta nell’aprile del 2021 durante un’intervista con la giornalista Elvira Terranova.

L’invito di Dacia Maraini sul delitto Pasolini

«L’inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini va riaperta. Adesso ci sono gli strumenti tecnologici avanzati, rispetto a 50 anni fa. Si potrebbero ingrandire segni anche molto piccoli, o macchie di sangue non viste. Perché certamente non è stato Pelosi a uccidere Pier Paolo ma un gruppo di persone, questo sembra certo. Ma chi erano non lo sappiamo. Evidentemente fa comodo che la morte di Pasolini rimanga un enigma, un enigma storico..»

«Si potrebbero ingrandire, ad esempio, le tracce ematiche e ricavarne il Dna, tanto è vero che la macchia è sempre lì». La scrittrice ha ricordato: «Non sono state distrutte le prove» anche se ne «mancano alcune. Se si fosse fatta all’epoca una vera indagine approfondita probabilmente sarebbe venuto fuori dell’altro. Ma visto che all’epoca Pino Pelosi si addossò tutta la colpa si sono fermati là».

«Speriamo che la morte di Pasolini non resti uno dei misteri italiani come piazza Fontana o la strage di Bologna, purtroppo abbiamo una triste tradizione di colpevoli senza mandanti».

Una donna trovò il corpo massacrato di Pasolini la mattina del 2 novembre. La polizia arrestò Pino Pelosi, un diciassettenne e “ragazzo di vita”, salito in macchina di Pasolini la sera prima.

Orianna Fallaci fu la prima a sollevare dubbi sulla sentenza, seguita poi da molti altri. Lo stesso Pelosi avrebbe confessato, poi, la presenza di cinque uomini arrivati sul posto su una Fiat targata Catania, tra i quali Franco e Giuseppe Borsellino, esponenti dell’MSI del Tiburtino. Pelosi, morto nel 2017, commentò, anni dopo il processo:

«Se tu uccidi qualcuno in questo modo, o sei pazzo o hai una motivazione forte: siccome questi assassini sono riusciti a sfuggire alla giustizia per trent’anni, pazzi non sono certamente. E quindi avevano una ragione, una ragione importante per fare quello che hanno fatto…».

Pino Pelosi

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