In Italia iniziano le votazioni per eleggere il Presidente della Repubblica, la carica più alta del nostro stato, eppure anche una delle meno “esecutive”. I poteri e il ruolo della Presidenza della Repubblica furono definiti in questo modo dai Padri Costituenti per motivi storici e politici. A partire dalla stessa definizione della carica come Capo dello Stato.
I padri costituenti e il Presidente della Repubblica
Il prof. Francesco Bonini, storico delle istituzioni italiane alla LUMSA, spiega: «La nostra Costituzione ha una particolarità, dice esplicitamente che il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato». Una definizione eredità della Monarchia Costituzionale. I padri costituenti vollero conservare il ruolo del Re nella Repubblica, trasformandolo, però, nel garante democratico del funzionamento parlamentare.
I Padri erano infatti consapevoli della grave crisi del parlamentarismo «che in Italia era avvenuta pochi anni prima» continua Bonini «con l’avvento del fascismo». Quindi, come disse il costituente Meuccio Ruini, il Presidente doveva diventare un’istituzione con poteri reali da esercitare, però, solo qualora il sistema non funzionasse. Il timore di ripercorrere, in futuro, la crisi politica che aveva portato l’Italia al fascismo era presentissima nella mente dei politici di allora. Il Presidente della Repubblica ne doveva essere l’argine.
Sempre per questo timore si decise di scartare l’elezione diretta del Capo dello Stato, come era avvenuto invece nella Repubblica di Weimar crollata di fronte al nazismo.
Il “mandato lungo” di sette anni fu deciso per scavalcare la durata della Camera e del Senato (che all’epoca era di 5 anni e 6 anni). Il Presidente doveva essere un punto di riferimento unitario di un’Italia da sempre politicamente plurale. Per questo capo, rispettivamente, del Consiglio Supremo di Difesa che coordina le forze armate in un sistema democratico, e del Consiglio Superiore della Magistratura.
Egidio Tosato, che si occupò proprio del Presidente nella Costituzione, disse che avrebbe dovuto essere: «né troppo debole, né troppo forte». Un leader dal potere discreto, che avrebbe unito la nazione. Finora è stato così.