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I Vendicatori dell’Olocausto che combattevano i nazisti

Olocausto e Vendicatori

Vitka viveva in Polonia quando, a 19 anni, le SS rinchiusero la sua famiglia e tutti gli ebrei della città in una chiesa. La giovane sgattaiolò nel retro, salutò i suoi parenti e saltò fuori dalla finestra del bagno. Non sapeva che stava dando l’ultimo addio a suo padre e sua madre: l’olocausto nazista li divorò quella notte stessa. La giovane fuggì a Vilnius, in Lituania, dove con la sua amica Ruzka si unì alla resistenza (Fareynikte Partizaner Organizatsye) guidata dal poeta Abba Kovner, di cui era innamorata, e presto i tre divennero combattenti inseparabili.

La nascita dei Vendicatori dell’Olocausto

Una sera, dalla foresta di Ponar, emerse una donna ebrea ferita, nuda, arrancante nell’oscurità. Fu soccorsa e portata da Abba Kovner e Jacob Gen, capo del Ghetto, e dopo un lungo silenzio riuscì a parlare. Nei pressi di Vilnius c’era un campo di lavoro dove le SS inviavano molte famiglie che poi non tornavano più.

La ragazza era stata portata lì con la famiglia, costretta a denudarsi e a percorrere un tunnel in fondo al quale si apriva un buio abisso pieno di cadaveri. Una sventagliata di mitra e poi l’oscurità. La ragazza era sopravvissuta e, nuda, aveva camminato per due giorni prima di uscire dal bosco. Il capo del ghetto non volle crederle, Abba invece disse ai suoi compagni: «Dobbiamo combattere». Iniziò così la storia dei Vendicatori dell’Olocausto.

Abba, Vitka e Ruzka iniziarono la loro battaglia “per Ponar” e assestarono così tanti colpi ai nazisti da divenire famosi in tutta Europa. Ma le atrocità che videro li trasformarono. Quando Abba scoprì l’entità dell’Olocausto, dichiarò: «Hanno ucciso sei milioni di noi, noi uccideremo sei milioni di loro». Lo arrestarono prima.

Vitka si infiltrò, grazie alle sue abilità, tra i prigionieri di Norimberga per avvelenare i criminali di guerra, ma un caso la costrinse a fuggire. Fu allora che Ruzka riuscì a convincere i due amici a raggiungerla in Palestina, dove Abba e Vitka si dedicarono ai sopravvissuti.

«In guerra molte cose sono accettabili. Uccidi e pensi che non ci saranno conseguenze. Invece ci sono, ma arrivano dopo».

Vitka Kempner

La storia integrale sul sito vdnews.tv.

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