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Roe v. Wade: la sentenza che garantì il diritto all’aborto negli USA

La sentenza della Corte Suprema Roe v. Wade sul diritto all'aborto

Due giorni fa è trapelata una bozza di sentenza della Corte Suprema americana che potrebbe abolire il diritto all’aborto negli USA. La famosa sentenza Roe v. Wade, che lo istituì nel 1973, sembra, infatti, in procinto di cadere.

Roe v. Wade e il diritto all’aborto

Jane Roe” era lo pseudonimo scelto per proteggere la privacy di Norma Leah McCorvey, nata nel 1947 in Louisiana e cresciuta a Houston, in Texas. Dopo la separazione dei genitori, Norma abbandonò la scuola e iniziò a lavorare.

Non aveva ancora 18 anni quando scappò di casa, si sposò, divorziò ed ebbe due figlie. Incinta del terzo figlio, di un uomo che lei definì molto violento, fu convinta dai suoi amici ad andare in tribunale e chiedere di abortire. Per potere accedere al trattamento, Norma arrivò a mentire, affermando di essere stata stuprata. In Texas, infatti, l’aborto era permesso solo in casi di violenza sessuale e incesto. Ma i giudici respinsero la richiesta.

McCorvey, allora, si rivolse a Linda Coffee e Sarah Weddington, due avvocate del Texas impegnate nella battaglia per il diritto all’aborto. Le due avvocate accettarono e si rivolsero alla Corte Distrettuale. Il procuratore federale Henry Wade assunse la difesa dello stato e, quando il tribunale si espresse a favore di Norma, fece appello alla Corte Suprema. Era il 1970.

Il 22 gennaio 1973 la Corte diede ragione a McCorvey, con sette giudici contro due, basandosi su un’interpretazione del diritto alla privacy (XIV Emendamento della Costituzione), inteso come diritto alla libera scelta sulla sfera intima della persona. L’aborto divenne possibile per qualsiasi ragione la donna lo volesse, ma soltanto fino al momento in cui il feto non fosse in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno (a meno che non si presentassero rischi per la vita della donna).

Con questa sentenza gli stati degli USA avrebbero potuto continuare a stabilire regole proprie per l’accesso all’aborto ma in nessun caso proibirlo. Un cambiamento che ne innescò altri in tutto il mondo, compresa l’Italia, dove l’aborto divenne legale con la legge 194 del 1978.

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