Nel luglio 1935 Mussolini incaricò i suoi ministri di evitare che una “generazione di mulatti” prendesse il sopravvento nelle colonie africane: erano i figli del madamato, frutto della relazione tra una donna africana e un uomo italiano.
Questi legami erano stati inizialmente incoraggiati per evitare il diffondersi di malattie veneree tra i soldati e per ribadire la superiorità della razza bianca in un contesto, quello del colonialismo, in cui il possesso territoriale si trasformava e si manifestava anche nelle forme del possesso fisico e sessuale.
Cos’era il madamato
Le stime riferite all’anno 1931 parlano di 515 donne “affittate” a 4200 italiani, un termine, nella sua crudezza, che descrive in realtà un contratto matrimoniale etiopico, il dämòz. Questa pratica prevedeva il versamento di una somma di denaro da parte dell’uomo a favore del padre della donna prescelta che, trattata alla stregua di una merce, veniva ceduta allo sconosciuto e infine restituita.
Queste giovanissime ragazze – si parla, talvolta, di 12 anni d’età – avevano il compito di fornire una dimora lontana da casa ai colonizzatori e i figli nati furono considerati concettualmente italiani – poche volte legalmente – fino al 1940, quando ne venne proibito il riconoscimento perché considerati frutto di degenerazione e pericolo per la purezza della razza.
Dalla letteratura dell’epoca le “madame”, termine connotato negativamente, erano descritte come inferiori e incapaci di sentimenti umani deresponsabilizzando i soldati per qualsiasi violenza perpetrata nei loro confronti. Le “Veneri nere” rappresentavano, per gli italiani, una vita considerata primitiva e quindi libera da qualsiasi costrizione sociale, una tentazione esotica, una preda pronta ad essere cacciata.
Purtroppo per motivi storici, geografici e politici la storia del madamato ci è pervenuta solo attraverso la voce di chi lo ha perpetrato e non di chi lo ha subito e non conosciamo quindi i nomi, i pensieri, le emozioni di queste donne che oggi rappresentano una realtà con cui non abbiamo ancora fatto i conti.
«Il rapporto con una bambina di dodici anni è un rapporto con una bambina di dodici anni. Se lo facesse in Europa non riterrebbe di averla violentata?»
Elvira Banotti
Testi consigliati
- La violenza contro le donne nelle colonie italiane. Prospettive psicosociali di analisi di Chiara Volpato, DEP;
- Sex, Citizenship and the State: The Construction of the Public and Private Spheres in Colonial Eritrea di Giulia Barrera, Palgrave Macmillan;
- Dizionario del fascismo a cura di Victoria de Grazia e Sergio Luzzatto, Einaudi.
Alcuni link riportati sono parte di un’affiliazione, per voi usarli non comporta alcuna spesa aggiuntiva, ma aiuterete a sostenere il progetto. Grazie.
Una opinione su "Il madamato e la schiavitù sessuale italiana in Africa"