Era Carlo il vero obiettivo dell’agguato fascista ai fratelli Rosselli. Nello, letterato, era meno pericoloso per il regime e, per questo motivo, nonostante il confino, era potuto rimanere in Italia. In un paese che vessava la loro famiglia ebrea, repubblicana e socialista, confiscandone le proprietà e costringendo Carlo prima a dimettersi dalla Bocconi, dove insegnava, e poi alla fuga.
L’assassinio dei fratelli Rosselli
Un esilio fatto, però, di battaglie antifasciste. Nei primi anni Trenta visse a Parigi dove aveva fondato il movimento Giustizia e Libertà da cui sarebbe nato il Partito d’Azione, fondamento della Resistenza italiana. Nel 1936 aveva guidato la colonna italiana nella guerra civile in Spagna contro Franco e i suoi alleati nazifascisti. La storia ha tramandato il loro grido di battaglia: “oggi Spagna, domani Italia”.
Finì in prigione, in quanto grande stratega della fuga del socialista italiano Filippo Turati. Con lui il prossimo Primo Ministro italiano Ferruccio Parri e il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Purtroppo il destino di Carlo non fu lo stesso dei suoi compagni. Si interruppe su una strada francese per mano degli assassini fascisti.
I fratelli Rosselli guidavano quando furono fermati, probabilmente con uno stratagemma, da un gruppo di uomini che poi li crivellarono di proiettili. Nello sopravvisse alle raffiche e fu finito con una coltellata. A massacrarli vigliaccamente erano stati i membri del gruppo francese di estrema destra Cagoule probabilmente per ordine del ministro degli Esteri Galeazzo Ciano.
«Carlo e Nello Rosselli soffrendo confini carceri esilii in Italia in Francia in Spagna mossero consapevoli per diverse vie incontro all’agguato fascista che li ricongiunse nel sacrificio il 9 giugno 1937 a Bagnoles de l’Orne»
«Giustizia e Libertà, per questo morirono, per questo vivono».
Piero Calamandrei