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Sugako Kanno, che tentò di uccidere l’Imperatore del Giappone

Sugako Kanno

Fu lo stupro subito a quindici anni che mise Sugako Kanno sulla strada rivoluzionaria che l’avrebbe portata a insorgere contro l’Imperatore. Rimasta orfana di madre a soli dieci anni, nel 1891, Sugako crebbe con una matrigna che abusava di lei e che arrivò a punirla convincendo un minatore a violentarla. L’adolescente Sugako trovò la forza per risollevarsi da quell’orrore nel saggio della scrittrice socialista Sakai Toshihiko sulle vittime di abusi sessuali.

L’impegno politico di Sugako Kanno

Iniziò così l’impegno politico di Sugako Kanno. Sfuggita alla matrigna, aderì movimento femminile Yajima Kajiko’s Fujin Kyofukai (l’Unione delle Donne Cristiane), che si opponeva ai bordelli legali, e poi a quello pacifista. Divenne anche giornalista dell’Osaka Choho, del Muro Shimpo e del Mainichi Denpo (Tokyo Telegraph) e si legò sentimentalmente al leader socialista Arahata Kanson. Sperimentò la violenza della polizia nel carcere, dove finì con i suoi compagni dopo l’Incidente della Bandiera Rossa. Fu allora che abbandonò per sempre l’idea di un riformismo pacifico.

Due mesi dopo il rilascio, collaborò alla nascita del giornale anarchico con Shūsui Kōtoku, autore già imprigionato per i suoi articoli pacifisti nel periodo della guerra russo-giapponese. I suoi articoli riflettevano sulla violenza sessista della società giapponese, sulle disuguaglianze di genere e sulla libertà come diritto di tutti. A causa di questi articoli Sugako finì nuovamente in carcere.

L’attentato all’Imperatore

Nel 1909 Kanno e Kotoku si avvicinarono a Daikichi Miyashita, un imprenditore che considerava l’Imperatore un bandito all’origine dell’oppressione sociale del Giappone. Kanno, che si ispirava a Sofia Perovskaya, Kotoku, Miyashita e il loro gruppo pianificarono un attentato per uccidere il sovrano. Traditi da un loro compagno, Shimizu Taichiro, furono tutti arrestati a maggio del 1910. L’evento divenne famoso come “Taigyaku Jiken” (il Caso di Alto Tradimento).

Delle 26 persone arrestate, Kanno era l’unica donna e divenne, purtroppo, la prima prigioniera politica ad essere condannata a morte nel Giappone moderno. Fu impiccata il 25 gennaio del 1911, un giorno dopo gli altri compagni. Aveva 29 anni e nella sua vita era stata un’orfana vittima di abusi, una socialista, una pacifista, una giornalista rivoluzionaria e, soprattutto, un’anarchica orgogliosamente femminista.

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