L’8 gennaio resterà una data storica per l’Asia, i diritti umani e quelli delle donne: il Giappone dovrà pagare i danni a 12 donne coreane rapite e trasformate in schiave sessuali durante la Seconda Guerra Mondiale. Tokyo ha immediatamente protestato dicendo che tutte le questioni relative ai risarcimenti in tempo di guerra sono già state risolte con un trattato del 1965. La sentenza è comunque destinata a creare un precedente, come ci spiega Amnesty International:
La condanna al Giappone
«Dopo una battaglia giudiziaria durata 30 anni, l’8 gennaio il tribunale distrettuale centrale di Seul ha stabilito che il governo giapponese dovrà risarcire i danni a 12 donne coreane ridotte in schiavitù sessuale dall’esercito di Tokyo prima e durante la Seconda Guerra Mondiale.
«Dal 1932, 200mila donne vennero ridotte in schiavitù sessuale dall’esercito giapponese in diversi paesi asiatici e in molte isole dell’Oceano Pacifico.
«Rapite, portate via con l’inganno o vendute da famiglie povere nei territori militarmente occupati, le “donne di conforto” (così venivano ufficialmente chiamate) furono costrette per mesi e anni a lavorare nelle “stazioni di conforto” allestite per la soldataglia. La maggior parte di loro aveva meno di 20 anni, le più piccole 12.
«Le sopravvissute, tornate a casa dopo il 1945, hanno portato dentro di sé il trauma della violenza. Isolate, povere, ammalate, vergognose, molte sono morte senza essere mai riuscite a raccontare l’orrore della loro esperienza.
«Altre, pur diventando molto anziane, hanno trovato la forza di fondare associazioni, viaggiare nel mondo per far conoscere al mondo la storia rimossa delle “donne di conforto” e denunciare.
«La sentenza è storica: per la prima volta un tribunale della Corea del Sud ha riconosciuto le responsabilità del Giappone, aprendo così la strada ad altri pronunciamenti in favore della giustizia.
«Il Giappone non ha mai fornito scuse complete a tutte le sopravvissute».
Una opinione su "Il Giappone condannato a risarcire le schiavi sessuali di guerra"