Il nome di Ivan Mazeppa è divenuto un simbolo così potente per l’Ucraina che l’opposizione anti-russa, per anni, si è fatta chiamare i “mazepisti”. Ancora oggi la memoria di quel cosacco ribelle divide il mondo ortodosso: la chiesa lo scomunicò, la sua tomba è andata perduta, la Russia lo considera da sempre un traditore. Ma Ivan fu molto di più. Ribelle e spregiudicato di natura, era nato e cresciuto nella parte dell’Ucraina moderna dominata dalla Polonia-Lituania. Di origini rutene, parlava sei lingue, incluso Latino e Italiano.
Grazie alla sua abilità era riuscito a farsi strada in quel mondo frammentato e conflittuale che era l’Europa orientale del XVII secolo. Da giovane (intelligente ma dal temperamento irascibile) era entrato alla corte di Varsavia da dove, però, fu esiliato per aver reagito agli insulti razzisti di alcuni cortigiani. Memore delle proprie ascendenze cosacche, Ivan decise di tornare nella sua Ucraina.
Ivan Mazeppa e l’Ucraina
Qui, col favore dello Zar Pietro, divenne l’Atamano dei Cosacchi, dimostrandosi un leader capace. Col suo governo, l’atamanato raggiunse l’apice in tutti i settori: scienza, educazione, letteratura, arte e architettura. Ma la politica dello Zar Pietro il Grande, che mirava a rifondare la Russia come un grande Impero centralizzato, entrò in conflitto con l’autonomia garantita ai cosacchi d’Ucraina.
Quando Ivan si accorse che l’Ucraina rischiava di perdere la sua indipendenza, sfruttò l’occasione della guerra tra Russia e Svezia per sollevarsi contro lo Zar e unirsi al nemico. Pietro rispose facendo scomunicare Mazeppa e inviando le sue forze a Baturin, dove si trovavano le famiglie di Ivan e dei suoi tremila cosacchi. Le forze russe rasero al suolo la città e ne sterminarono gli abitanti.
Poco prima dell’ultima, decisiva, battaglia Mazeppa si rivolse ai suoi uomini.
«Fratelli, è venuta la nostra ora! Vendichiamoci dei moscoviti per la loro prolungata violenza, per tutte le brutalità e le ingiustizie subite; salviamo per il futuro la nostra libertà e i diritti cosacchi dal loro attentato!».
Ivan Mazeppa
Ma a Poltava le forze dei cosacchi e degli svedesi furono sbaragliate e costrette a riparare nella fortezza di Bender. Là, stremato dalla sconfitta e dall’esilio, Ivan Mazeppa morì di morte naturale. Pietro aveva sconfitto l’atamano e la sua visione di un’Ucraina autonoma e indipendente.
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