Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina, una nazione che da anni si stava avvicinando all’Occidente. La data che ha riportato, dopo anni, la guerra in Europa non sembra, però, scelta casualmente e getta un’ombra di sospetto sulle reali intenzioni del leader russo durante le dure trattative del mese precedente.
Il 23 e il 24 febbraio sono, infatti, i giorni che nel 2014 determinarono il peggior smacco subito da Vladimir Putin di fronte alla storia. La fuga del presidente ucraino filorusso Viktor Janukovyč e la vittoria dell’Euromaidan, resero Putin il primo “zar” ad aver perso l’Ucraina, una regione strategica per la Russia, sin dai tempi di Pietro il Grande.
L’Euromaidan e Vladimir Putin
A febbraio del 2014 le rivolte popolari dovute alla svolta filorussa di Viktor Janukovyč, erano divenute sempre più sanguinose. La feroce repressione delle autorità innescò le violenze della piazza che, il 18 febbraio, causarono 28 morti (tra cui 7 poliziotti) e 335 feriti. Il 20 febbraio la situazione degenerò: i manifestanti assaltarono i palazzi del potere e la polizia rispose sparando sulla folla. 100 morti e 700 feriti (mentre 67 furono i poliziotti presi in ostaggio dai manifestanti).
Quel bagno di sangue spinse Janukovyč e i capi dell’opposizione a un accordo che prevedeva elezioni anticipate e Governo di Unità Nazionale nonché ritorno alla Costituzione del 2004, con sensibile limitazione poteri presidenziali. Il 22 febbraio i manifestanti pretesero le dimissioni di Janukovyč che, circondato, fuggì con i suoi più stretti collaboratori. L’ex-presidente, probabilmente già in Russia, dichiarò di essere vittima di un colpo di stato nazista. Ma diversi reparti delle forze dell’ordine e il Parlamento si schierarono coi manifestanti esautorandolo dalla carica. Il 24 febbraio si consumò la definitiva vittoria dell’Euromaidan. Il ministro dell’Interno Arsen Avakov annunciò che Janukovyč era ricercato per le stragi durante le proteste.
La risposta della Russia in questi anni, dalla Crimea al Donbass fino all’invasione proprio il 24 febbraio appaiono come l’estremo tentativo di Putin di riscrivere una storia, la sua e quella del difficile rapporto tra Russia e Ucraina.
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