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Memorandum di Budapest, l’Ucraina rinuncia alle armi nucleari

La firma del Memorandum di Budapest nel 1994

Con la dissoluzione dell’URSS, l’Ucraina si trovò, da un giorno all’altro, a essere la terza potenza atomica mondiale. Russia, USA e UK la convinsero a disfarsi dell’arsenale in cambio di una garanzia di indipendenza e integrità territoriale. Una promessa, quella del Memorandum di Budapest oggi tradita.

Il trattato sulle armi nucleari

Con la divisione dell’Unione Sovietica in 15 nazioni, le testate nucleari comuniste si trovarono distribuite principalmente in tre stati. La Russia, che ancora oggi ha l’arsenale nucleare più grande del pianeta; il Kazakistan, alleato fedelissimo del regime di Mosca; l’Ucraina.

La riorganizzazione e la messa in sicurezza dell’arsenale atomico sovietico fu una delle maggiori preoccupazioni negli anni che seguirono la fine della Guerra Fredda. Il primo passo per arrivare a un accordo fu la firma, nel 1992, dello START (Strategic Arms Reduction Treaty) tra USA e URSS, poi gli stati a essa succeduti.

Ma prima di aderire allo START, l’Ucraina pretese garanzie sulla propria sicurezza e sul rispetto dei propri confini. Nacque così il “Memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza” del 1994, articolato in 6 punti.

I 6 punti del Memorandum di Budapest

  • I paesi firmatari (Russia, Stati Uniti e Regno Unito) avrebbero rispettato la sovranità, l’integrità territoriale e i confini esistenti dell’Ucraina.
  • Non l’avrebbero attaccata se non in caso di autodifesa.
  • Avrebbero evitato misure di coercizione economica per sottometterla.
  • Non avrebbero usato armi nucleari contro di lei.
  • L’avrebbero assistita in caso di attacco nucleare.
  • Avrebbero fatto rispettare questi punti nel caso di una crisi.

La Russia, all’interno del Memorandum di Busapest, si impegnava a non minacciare la sovranità nazionale e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Quest’ultima accettò allora di aderire allo START ma richiese ulteriori rassicurazioni, ribadite più volte. L’Ucraina finì di dismettere il suo enorme arsenale atomico nel 1996. USA e Russia confermarono le rassicurazioni a Kyiv nel 2009, all’epoca di Putin e Obama, con una dichiarazione congiunta che ribadiva il valore del Memorandum di Budapest anche dopo la scadenza dello START.

Nel 2014 lo stesso Vladimir Putin ha violato quella promessa, annettendo militarmente la Crimea e, oggi, invadendo l’intera Ucraina. Un attacco che sarebbe stato impossibile se Kyiv avesse mantenuto il controllo del deterrente nucleare.

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