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Angela Maria Aieta, la desaparecida italiana

La desaparecida Angela Maria Aieta

Angela Maria Aieta è stata vittima di una delle pagine più buie della tormentata storia dell’America Latina: quella dei desaparecidos, vittime di sequestri, torture e uccisioni da parte della polizia al servizio dei regimi dittatoriali di Stati quali il Cile di Pinochet l’Argentina. Solo in quest’ultimo paese, secondo le stime ufficiali del CONADEP, tra il 1976 e il 1983 sono state 30.000 le persone ritenute colpevoli di azioni antigovernative e fatte sparire nel nulla dopo terribili sevizie.

Angela Maria Aieta e la dittatura argentina

Si ritiene che il 30% delle vittime siano state donne e tra queste anche Angela Maria Aieta, ad oggi considerata una martire per la libertà. Nata nel 1920 a Fuscaldo, in provincia di Cosenza, si trasferì insieme alla famiglia in Argentina per scampare agli orrori del fascismo. Era ignara del destino che attendeva non solo lei, ma un’intera nazione. Dopo aver combattuto per proteggere i figli Dante e Jorge Salvador, membri della Gioventù Peronista e quindi invisi al potere centrale, ed essere divenuta attivista dell’opposizione, venne sequestrata il 5 agosto 1976 e portata all’Esma, un centro di detenzione dove venne imprigionata con altre donne.

Grazie ad alcune testimonianze siamo riusciti a ricostruire il dramma delle prigioniere. Incatenate e incappucciate subivano ustioni, erano sottoposte a scariche elettriche, venivano percosse al punto di rompere loro diverse ossa ed erano vittime di abusi fisici. Secondo i racconti Angela non lasciò mai che le violenze la piegassero e fu di conforto a tutte le sue compagne. La donna venne poi caricata su uno dei cosiddetti “voli della morte”;  dopo averle procurato diversi squarci per attirare gli squali, venne gettata nell’Oceano Atlantico. La stessa sorte toccò a suo figlio Jorge Salvador. Solo 500 delle 5000 persone detenute all’Esma riuscì a salvarsi.

Per la morte di Angela Maria Aieta fu perseguito e condannato all’ergastolo Alfredo Astiz, uno dei più crudeli criminali argentini. Alla donna, per il coraggio dimostrato, sono intitolate una piazza a Buenos Aires e una scuola nella sua città natale, Fuscaldo.

«Nei primi tempi di detenzione mi trovai con Angela Maria.  […] Avevamo il cappuccio, non potevamo vederci, ma ci incoraggiavamo a vicenda. […] Tutti noi militanti della Gioventù Peronista sapevamo chi era».

Hebe Lorenzo, sopravvissuta

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