È l’11 giugno del 1933, in Italia Mussolini è al potere da un decennio, Hitler sta organizzando le Olimpiadi del 1936. Le calciatrici del GFC sono la prima squadra femminile italiana e stanno scendendo in campo a porte chiuse per quella che sarà la loro unica partita. Poi il fascismo deciderà che il calcio è roba da uomini.
Le Giovinette, calciatrici nell’Italia fascista
Avevano tra i 15 e i 20 anni, Rosetta, Giovanna, Marta e le altre. Erano riuscite a fondare la GFC grazie all’esperimento di “apertura” di Leandro Arpinati. Gerarca bolognese dello sport, a capo del Coni e della Figc, Arpinati aveva già aperto la pallacanestro alle donne e poi era passato al calcio. A condizione che le ragazze giocassero a porte chiuse dopo il parere del medico fascista Nicola Pende.
Pende dichiarò che «nessun danno può venire né alla linea estetica del corpo, né allo statico degli organi addominali femminili e sessuali in ispecie, da un gioco del calcio razionalizzato e non mirante a campionato». Quindi il corpo delle donne, di proprietà dello stato fascista, non correva rischi. «Giuoco del calcio sì, ma per puro diletto e con moderazione!».
I giornali, però, non la presero bene. Definirono il calcio femminile un «antisport», una «buffonata di tipo americano». Si preoccupavano del “periodo lunare” compromesso e lanciavano l’allarme sulle “virago calciatrici”.
Rosetta e le altre riuscirono a giocare una sola partita e poi il nuovo gerarca dello sport, Achille Starace, le fece smettere. Poco tempo prima, Rosetta aveva detto a Calcio Illustrato:
«Amo moltissimo il giuoco del calcio, un amore tenace il mio, non un fuoco di paglia. Le mie compagne hanno tanta passione e buona volontà: non tramonteremo mai»
Rosetta delle GFC
Le loro storie sono state raccontate da Federica Seneghini nel libro Giovinette, edito da Solferino nel 2020. Le donne italiane dovettero attendere il 1968 per un campionato ufficioso e il 1986 per uno ufficiale e ancora oggi sono vittime di discriminazione. Come la vicenda di Aurora Leone ci ha tristemente ricordato.