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Jesse Owens, l’afroamericano che battè Hitler alle Olimpiadi

Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino 1936

Jesse Owens era un ragazzino costretto ad arrangiarsi per vivere con pochissimo, come milioni di altri afroamericani. Ma, nel 1933, attirò l’attenzione del mondo sportivo. Il suo talento atletico gli permise di entrare all’Università dell’Ohio e, il 25 maggio del 1935, al Big Ten meet nel Michigan uguagliò o superò sei record mondiali nell’arco di soli 45 minuti.

Jesse Owens alle Olimpiadi naziste

Jesse diventò, così, la punta di diamante della squadra olimpica americana a Berlino l’anno seguente. Le Olimpiadi del 1936 avrebbero dovuto diventare il simbolo della grandezza nazista e della superiorità della razza ariana sulle altre. Ma Jesse Owens dominò l’evento, conquistando quattro medaglie d’oro, un vero record, battuto solo nel 1984, a Los Angeles, da Carl Lewis.

Ma i suoi trionfi non cambiarono l’amara realtà della vita di Jesse (il cui vero nome era James Cleveland Owens) come nero negli USA.

«Al mio ritorno a casa con le mie quattro medaglie. Diventò sempre più evidente che tutti erano più che pronti a darmi una pacca sulla spalla o a stringermi la mano o persino a invitarmi a casa loro. Ma nessuno aveva alcuna intenzione di offrirmi un lavoro».

Jesse Owens

Il “Lampo d’ebano” fu quindi costretto a svendere le sue abilità atletiche in competizioni più per fenomeni da baraccone che per eroi nazionali. Persino il presidente democratico Roosevelt, impegnato in una campagna elettorale nel Sud, evitò di incontrare Owens. Solo nel 1976, quarant’anni dopo le sue vittorie, il presidente repubblicano Gerald Ford lo decorò la Medaglia presidenziale della libertà (dopo aver ricevuto il Collare d’argento dell’ordine olimpico).

«Owens ha superato le barriere del razzismo, della segregazione e del bigottismo mostrando al mondo che un afroamericano appartiene al mondo dell’atletica»

Gerald Ford

Tuttavia non erano più i tempi di atleti neri come Jesse Owens. Negli anni ’60 erano emersi personaggi come Martin Luther King e Malcolm X, nello sport Mohammed Alì e Tommie Smith e John Carlos che, con il loro pugno alzato alle Olimpiadi di Città del Messico, avevano portato le Pantere Nere sul podio.

Da Le storie olimpiche che hanno cambiato la società su VD News

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