Frieda Belinfante era diventata la prima donna europea a dirigere un’orchestra quando l’invasione nazista la costrinse a interrompere la sua carriera. Belinfante, allora, abbandonò per qualche anno la bacchetta e il violoncello, e si dedicò a esplosivi e armi nella resistenza olandese.
Frieda Belinfante e la resistenza
Nata da una famiglia di musicisti di origini ebraiche, Frieda aveva debuttato come violoncellista diciassettenne alla Royal Concertbegouw di Amsterdam. Nel 1937 fu invitata a formare e dirigere la Het Klein Orkest, diventando la prima donna europea, oltre che la prima donna lesbica, a ricoprire questo incarico. Quando i nazisti occuparono i Paesi Bassi, Frieda si legò a Willem Arondeus, un uomo apertamente gay che comandava il Raad van Verzet della Resistenza olandese. Belinfante iniziò a fabbricare documenti falsi come membri della resistenza e, grazie a questi, potè salvare molti ebrei e ricercati dalla Gestapo.
Il 27 marzo del 1943, con Arondeus e il suo gruppo di partigiani, fece esplodere l’ufficio del registro della popolazione di Amsterdam, che i nazisti sfruttavano per scoprire le identità false fabbricate dalla resistenza olandese. Dopo quell’attentato, la Gestapo diede una caccia senza quartiere al gruppo di Belinfante, costringendolo alla clandestinità. Arondeus fu catturato e venne giustiziato subito dopo. Prima di morire si rivolse ai nazisti e disse: «Ditelo a tutti che noi omosessuali non siamo deboli come credete».
Frieda, invece, riuscì a sfuggire alla cattura travestendosi da uomo e nascondendosi con due compagni. Poi, grazie alla resistenza francese, partì per la Svizzera dove attraversò le Alpi a piedi e raggiunse il suo vecchio mentore Hermann Scherchen. Si stabilì a Montreux come rifugiata fino alla fine della guerra, quando emigrò in California.
In USA tornò alla musica, fondando la Orange County Philharmonic Society, un’organizzazione non-profit e un’orchestra che divenne un punto di riferimento per la scena musicale americana. In una delle sue ultime interviste, Frieda ripensò con rimpianto alla sua gioventù promettente spezzata dalla guerra e dal nazismo.
«Dovrei nascere di nuovo. Avrei potuto fare così tante cose, è questo che mi rattrista. Ma non sono una persona infelice. Guardo alla prossima cosa da fare, c’è sempre qualcosa di nuovo».
Frieda Belinfante
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