Al plotone di esecuzione nazista che stava per fucilarlo, Willem Arondéus gridò: «Dite a tutti che noi omosessuali non siamo deboli come affermate». Rivendicò così, al termine di una vita di lotta per la libertà, quell’orientamento sessuale che aveva vissuto apertamente nonostante i pregiudizi dell’epoca.
Willem Arondéus era un artista e uno scrittore che pubblicò la sua opera migliore l’anno in cui la Germania invase la Polonia. Da sette anni viveva con il suo grande amore, Gerrit Jan Tijssen, figlio di un droghiere di Apeldoorn. La guerra mise fine a tutti i suoi piani per il futuro.
La resistenza di Willem Arondéus
Quando i nazisti occuparono l’Olanda e iniziarono a registrare gli ebrei, Arondéus capì che si trattava del primo passo per il loro internamento nel campo di concentramento di Westerbork e poi in quelli di sterminio all’est. Nel 1941 Willem usò le sue capacità letterarie per pubblicare scritti clandestini che incitavano gli altri artisti come lui a resistere ai nazisti e denunciavano il collaborazionismo.
Arondéus entrò nel Raad van Verzet, il Consiglio della Resistenza olandese, dove si occupava di produrre documenti falsi e nascondere gli ebrei dai nazisti. Poiché le sue attività partigiane avevano reso troppo pericoloso vivere col compagno, Gerrit Jan Tijssen lasciò Amsterdam per tornare ad Apeldoorn.
Il 27 marzo 1943, per impedire le verifiche dei nazisti, Arondéus, a capo di un gruppo di partigiani (tra i quali Frieda Belinfante) fece esplodere il registro della popolazione di Amsterdam. Entro i primi di aprile, i nazisti arrestarono Arondéus e i suoi compagni e, il primo di luglio, li giustiziarono.
Arondéus lasciò una piccola eredità al compagno Jan, che sopravvisse alla guerra. Ci vollero anni perché a Willem fossero conferiti riconoscimenti adeguati. Nel 1984 gli fu data la Croce della Resistenza e, nel 1986, lo Yad Vashem lo riconobbe Giusto tra le nazioni.