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Cosa successe alle ‘donne di conforto’ del Giappone?

Donne di conforto, schiave sessuali del Giappone, catturate dagli americani

La storia delle donne di conforto – giovani provenienti da tutta l’Asia costrette a diventare schiave sessuali delle truppe giapponesi – ha iniziato a trovare spazio nel dibattito pubblico solo da qualche anno, con un’attenzione maggiore sul periodo della guerra, indagando poco il destino di queste vittime dopo la fine delle ostilità. A questo riguardo la maggior parte delle attestazioni arriva dalle attuali Corea del Nord e del Sud, territori natii di più di 150 mila wei an fu.

Il destino delle schiave sessuali del Giappone

La realtà che ci viene restituita è drammatica: molte vittime si tolsero la vita, annientate da un trauma che si legava al totale silenzio delle istituzioni – sia giapponesi sia coreane – a cui si aggiungeva una concezione femminile di derivazione confuciana – predominante, in  declinazioni diverse, in tutta l’Asia- che voleva la donna casta e fedele e che non riteneva lo stupro una violenza contro la persona, ma un motivo di vergogna e disonore.

Per questo stesso motivo chi riuscì a sostenere il peso delle crudeltà vissute decise, per la maggior parte, di non tornare a casa ma di abitare lontano dalla famiglia – spesso in Cina – e di vivere prostituendosi o, le più fortunate, sposando uomini del luogo. Fu questo, ad esempio, il destino di Yi Okseon, la cui storia viene raccontata nel libro illustrato Le Malerbe.

Esistono poi testimonianze di schiave sessuali sopravvissute che decisero di fare ritorno alla terra natia, un viaggio usurante attraverso territori sconfinati e impoveriti, in cui anche trovare un tozzo di pane si rivelava faticoso per delle donne straniere e, per questo, indesiderate. Il rientro a casa non fu seguito da un’accoglienza da parte della famiglia, che invece spesso diseredava quelle figlie non credute e costrette al silenzio.

Ad oggi poi sappiamo con certezza che quasi tutte le donne rimasero sterili a causa delle giornaliere iniezioni a base di mercurio contro la sifilide, imposte per evitare l’insorgere di epidemie tra le file dei soldati.

Questa è la storia delle donne di conforto, centinaia di migliaia di donne strappate alla vita e mai più restituite.

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