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700 anni di Dante, il poeta che fondò l’Italia

700 anni di Dante Alighieri

Il padre dell’Italia ha un nome e non è quello di un conquistatore o di un re. Oggi lo vediamo indossare una corona nelle raffigurazioni popolari, ma quella d’alloro della conoscenza, non quella d’oro della sovranità monarchica. È Dante Alighieri, l’uomo che trovò la prima sintesi tra eredità romana e civiltà cristiana e che diede all’Italia il suo primo linguaggio poetico, come sottolineò Giambattista Vico.

Dante e l’Italia

Dante fu il punto di svolta di un processo iniziato nel X e XI secolo, che Domenico Fisichella, sulla Treccani, ha definito di etnogenesi italiana. Dante definì un linguaggio e un’aspettativa che continuò ad evolversi, da Petrarca a Macchiavelli, da Ariosto a Vittorio Alfieri, da Foscolo a Leopardi.

Come ha scritto Marcello Veneziani, autore di Dante, nostro padre. Il pensatore visionario che fondò l’Italia, la nostra è

«Una nazione culturale, nata non con la forza delle armi ma dell’arte e della poesia. Nacque prima la lingua, la letteratura e solo alcuni secoli dopo lo Stato. Anche per questo l’Italia ha uno stato debole ma un’identità profonda. Un senso civico debole e un carattere nazionale spiccato e radicato»

Marcello Veneziani

Dante visse con profonda sofferenza le contraddizioni dell’Italia, ancora più evidenti nella sua epoca. La penisola dove il poeta era costretto a errare in esilio da una corte all’altra, dopo il suo contrasto col Papa e i guelfi neri, era un territorio ricco ma politicamente diviso. Nel giro di due secoli, quell’Italia sarebbe diventata la preda inerme delle potenze europee. Un destino che, profeticamente, Dante aveva descritto nel VI canto del Purgatorio.

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!
Quell’anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode
di quei ch’un muro e una fossa serra»

Dante Alighieri, Canto VI del Purgatorio

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