Non avevano niente da perdere tranne la propria vita: ripudiati dalla famiglia, senza figli e tollerati (anche rispettati) dalla società ma solo entro certi limiti, erano i femminielli che combatterono in prima linea nelle quattro giornate di Napoli, dal 27 settembre 1943.
I femminielli della Resistenza
«Si trattava di maschi omosessuali travestiti da donna, presenti a decine nel quartiere dove erano soliti riunirsi in un terreno nella zona di Piazza Carlo III» raccontò Antonio Amoretti, uno degli ultimi partigiani napoletani sopravvissuti, morto nel 2022.
«Quando scoppiarono le insurrezioni, i femminielli scesero in strada. Ce li ritrovammo accanto a sparare contro le camionette e i carri armati nazisti, tra via Foria e piazza Carlo III. Furono coraggiosi».
I femminielli erano figure tipiche della società napoletana che si sovrapponevano a realtà transgender, transessuali, omosessuali o ermafrodite. Quelli che combatterono nelle quattro giornate vivevano all’interno di due “bassi”, piccole abitazioni al piano terra, nei pressi del cinema Gloria. Si riunivano là, per organizzare feste e cerimonie, come la celebre “figliata” descritta da Curzio Malaparte.
«Non conosco i nomi delle persone che si travestivano» raccontò sempre Amoretti «ma tutti li vedevamo davanti ai “bassi” quando si truccavano. Ma il regime fascista aveva colpito anche loro e i “bassi” in cui erano costretti si trovavano defilati dalle strade principali perché così voleva l’ipocrisia del fascismo».
«Abituati a fronteggiare la polizia e il potere, i femminielli non si tirarono indietro davanti all’occupazione nazista». Imbracciarono i fucili e assieme al resto dei napoletani riuscirono a liberare la città da nazisti e fascisti. Poi tornarono nel loro rione e vennero dimenticati dalla storia.
Solo nel 2018, 75 anni dopo quelle giornate di lotta, una delegazione della comunità LGBT+ ha potuto, finalmente, rendere loro omaggio portando fiori rossi e una targa proprio a San Giovanniello dove i femminielli avevano combattuto per la loro e la nostra libertà.
«Quando scoppiarono le insurrezioni, i femminielli scesero in strada. Ce li ritrovammo accanto a sparare contro le camionette e i carri armati nazisti, tra via Foria e piazza Carlo III. Furono coraggiosi».
Antonio Amoretti, presidente onorario ANPI di Napoli
Libri consigliati
- Corpi sull’uscio, identità possibili. Il fenomeno dei femminielli a Napoli di Eugenio Zito e Paolo Valerio, Filema Edizioni
- Altri transiti. Corpi, pratiche, rappresentazioni di femminielli e transessuali di Maria Carolina Vesce, Mimesis
- Storie di guappi e femminielli di Monica Florio, Guida