È stata spesso chiamata la “Resistenza taciuta”, quella delle donne, che irruppero nella storia d’Italia armi in pugno dopo aver vissuto il ventennio costrette alla cura del focolare domestico della famiglia fascista. Il loro ruolo nella Liberazione del paese, per quanto visibile, è stato spesso sottostimato a causa di una declinazione “maschile” della lotta di resistenza che ha lasciato a lungo le donne in un ruolo secondario.
La Resistenza delle donne come rottura storica
«Dopo la Liberazione» spiegò Marisa Ombra, partigiana decorata e dirigente dell’Unione Donne Italiane, «le donne subirono una forte delusione perché si resero conto che la loro azione era stata tenuta nell’ombra. Il 25 aprile è stato vissuto con molta gioia e con malinconia: era la fine di una trasgressione». Ma per le donne, secondo Ombra, si era ormai consumata una «rottura storica».
Furono decine di migliaia tra staffette, combattenti, rappresentanti politiche. Per loro la posta era ancora più alta: non solo la liberazione dal nazifascismo, ma anche dai lacci patriarcali della società fascista e, poi, postfascista. Come evidenziavano gli stessi Gruppi di Difesa delle Donne, che erano «aperti a tutte le donne di ogni ceto sociale e di ogni fede politica o religiosa, che volessero partecipare all’opera di liberazione della patria e lottare per la propria emancipazione».
Militarono alcune eroine della nostra storia: Gina Capponi, una delle partigiane dell’attentato di Via Rasella e medaglia d’oro; Irma Bandiera, combattente del GAP che resistette coraggiosamente alla tortura; Nilde Iotti, madre costituente; Stefanina Moro, staffetta, anche lei crudelmente torturata.
Nacquero battaglioni tutti al femminile, come quello delle operaie tessili della Brigata “Nedo” nel Biellese, formatosi già nel 1944, tre anni dopo quel primo “sciopero del pane” a Parma che aveva portato le donne a manifestare pubblicamente.
Come disse Marisa Ombra: «L’8 settembre è il momento in cui le donne smettono di essere gli angeli del focolare e diventano persone consapevoli dell’esistenza del mondo».
Le donne e la Resistenza
- 55mila: Le donne partigiane combattenti e con funzioni di supporto.
- 70mila: Le donne organizzate nei Gruppi difesa della donna.
- 4.500: Le donne arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti.
- 2.750: Le donne deportate in Germania nei lager nazisti.
- 623: Le donne fucilate o cadute in combattimento.
- 512: Le donne commissarie di guerra.
- 37: Le medaglie d’oro e d’argento ricevute dalle donne partigiane.
Libro consigliato
- La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi, Einaudi