fbpx

Livia Bianchi, la partigiana che scelse la morte con i compagni

La staffetta partigiana Livia Bianchi

A Livia Bianchi fu offerta la libertà ma preferì la morte con i suoi compagni partigiani alla libertà. Rimasta vedova molto giovane, nel 1942 Livia Bianchi si trasferì con il figlio dal natio Polesine al Piemonte, dove iniziò a lavorare come bracciante e venne a contatto per la prima volta con la Resistenza.

Dopo l’armistizio divenne una militante con il nome di Franca facendo la staffetta, la dattilografa e raccogliendo cibo per i compagni.

Durante un rastrellamento fascista, Livia e altri partigiani trovarono rifugio a Cima, in Lombardia. Il suo gruppo venne, però, denunciato da un delatore e i fascisti, il 20 gennaio 1943, circondarono la casa dove si nascondeva. Il combattimento tra le due parti durò tutta la notte ma i partigiani si arresero perché terminarono le munizioni. 

I partigiani fatti prigionieri, vennero condotti a un muro nei pressi di un cimitero locale e prima della fucilazione venne offerta a Livia la possibilità di rinnegare i compagni e salvarsi. La donna rifiutò e morì insieme agli altri. 

Nel 1947 le è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valore Militare.

Libri consigliati

Alcuni link riportati sono parte di un’affiliazione, per voi usarli non comporta alcuna spesa aggiuntiva, ma aiuterete a sostenere il progetto. Grazie.

Rispondi

Scopri di più da iStorica.it

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading