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Perché ci inginocchiamo per il Black Lives Matter

Vi siete chiesti perché i manifestanti del Black Lives Matter protestano inginocchiandosi? Questo potente gesto è un ponte che attraversa la storia americana, dall’Alabama degli anni ’60, passando per una partita di football del 2016, fino a noi.

La preghiera di Selma

Il 1 febbraio del 1965 Martin Luther King Jr. radunò il movimento per i diritti civili a Selma, Alabama, dopo che la polizia aveva arrestato 250 attivisti che sostenevano il diritto di voto per gli afroamericani. King si avvicinò a Ralph Abernathy, leader del movimento a Selma, e insieme si inginocchiarono sul marciapiede, in preghiera.

Il 7 marzo seguente Martin Luther King e altri 600 attivisti marciarono da Selma fino a Montgomery, la capitale dello stato, per ottenere il diritto di voto. Ma la polizia, armata di manganelli e lacrimogeni, li bloccò sul ponte del fiume Alabama e caricò il corteo pacifico. Il mondo chiamò quel giorno il Bloody Sunday statunitense.

Da Colin Kaepernick al Black Lives Matter

Nel 2016, 51 anni dopo Selma, il quarterback dei San Francisco 49ers Colin Kaepernick decise di restare seduto durante l’inno nazionale, in segno di protesta. Alla terza partita, si alzò e raggiunse i suoi compagni per poi inginocchiarsi come avevano fatto un tempo Martin Luther King e Ralph Abernathy.

Kaepernick dichiarò di aver compiuto questo gesto (take a knee) in onore delle vittime afroamericane della polizia. Il suo gesto fece scalpore, fu imitato da molti altri atleti ma anche attaccato da tantissimi americani, come il Presidente degli USA Donald Trump. A fine anno Kaepernick rescisse il contratto coi San Francisco 49ers e, nonostante fosse un ottimo giocatore, non riuscì più a lavorare. Nel 2017 denunciò la NFL per mobbing e nel 2019 la lega si accordò col giocatore per un risarcimento.

Ma l’eredità di Kaepernick ha travalicato la sua carriera sportiva. La riscoperta, forse inconsapevole, di quel gesto semplice e potentissimo di Martin Luther King, cambiò il mondo. Oggi, mezzo secolo dopo Selma e quattro anni dopo Kaepernick, il take a knee è divenuto simbolo del Black Lives Matter, spesso accompagnato da un’altra memoria storica resa celebre da due sportivi: il pugno delle Pantere Nere, alzato da Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi di Messico 1968.

«Noi non ricorderemo le parole dei nostri nemici ma il silenzio dei nostri amici»

martin luther king jr
  • Colin Kaepernick e Black Lives Matter

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